Infortuni sul lavoro: nel 2021 in Bergamasca 18 morti e 32 denunce al giorno
Nello stesso periodo del 2020 le denunce erano state 10.589, contro le 10.795 dell'anno passato. I dati dell'Inail
Da gennaio a novembre del 2021 in provincia di Bergamo le denunce riguardanti infortuni sul lavoro sono aumentate dell’1,91 per cento rispetto all’anno precedente. In particolare, nei primi undici mesi dell’anno scorso hanno toccato quota 10.795 contro le 10.589 del 2020. Nel periodo in esame, quindi, in media si è assistito a 32 eventi infortunistici al giorno, da quelli più banali a quelli più gravi, fino ai mortali.
Il dato bergamasco, che resta inferiore ai valori raggiunti nel 2019 (anno in cui le denunce erano state 12.872), è contenuto nell’ultima elaborazione effettuata dall’Inail e riflette un andamento diverso rispetto a quello osservato a livello regionale. In Lombardia, infatti, gli eventi denunciati in questo lasso di tempo sono stati 92.969, mentre nel 2020 si era arrivati a 100.264 e nel 2019 a 110.152 denunce di infortunio sul lavoro.
Se si considerano invece gli infortuni mortali, in Lombardia l’anno scorso si sono registrati 153 decessi sul lavoro, in calo rispetto ai 240 del 2020 (aumento motivato dai numerosi decessi legati al Covid), ma in linea con il dato del 2019 quando erano morti 154 lavoratori. Un andamento analogo emerge in provincia di Bergamo, dove tenendo come riferimento il periodo gennaio-novembre sono morte 18 persone nel 2021, 44 nel 2020 e 18 nel 2019.
«Si tratta di cifre che rimarcano l’attualità delle denunce fatte dal sindacato sul tema degli infortuni sul lavoro – sottolinea Angelo Chiari, responsabile del dipartimento sicurezza per la segreteria della Cgil provinciale -. A Bergamo abbiamo pianto la prima vittima sul lavoro del nuovo anno di tutta la regione, Luigi Rinaldi, di Parzanica, morto in provincia di Milano. Ancora una volta un lavoratore edile, sopra i 60 anni, che stava svolgendo un’attività particolarmente gravosa. Quello che è accaduto racconta meglio di ogni altra considerazione come sia necessario e urgente intervenire in maniera strutturale. La mancanza di organizzazione del lavoro, del rispetto delle norme e carenze nella formazione finiscono per essere pagate sempre e soltanto dai lavoratori. La ripresa e l’uscita dalla crisi non possono avere come effetto la perdita di vite. Di lavoro si deve vivere, non morire».
Le malattie professionali
Secondo gli ultimi dati a disposizione dell’Inail, le malattie professionali denunciate in Lombardia sono cresciute, passando dalle 2.257 nel 2020 alle 2.607 dell’anno scorso. Un aumento meno marcato è stato registrato in provincia di Bergamo: lo scorso anno si è toccata quota 704, nel 2020 erano state 699.