Cassa integrazione, in Bergamasca finanziate 50 milioni di ore in meno rispetto al 2020
Si tratta del 55 per cento di differenza rispetto all’anno nero del Covid. L'appello della Cisl: «Necessaria una proroga della normativa»
Nel 2020 in provincia di Bergamo erano state autorizzate 92.727.151 ore di cassa integrazione tra cassa ordinaria, straordinaria e in deroga. L’anno scorso lo stesso monte ore di cassa integrazione finanziato è sceso a 42.226.667.
Per la provincia orobica si tratta di circa 50 milioni di ore in meno, il 55 per cento di differenza rispetto all’anno nero del Covid. Guardando ai dati delle singole voci, nel 2021 il ricorso alla cassa straordinaria è cresciuto del 63 per cento, mentre quello alla cassa in deroga è diminuito del 44 per cento. Le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate sono invece passate dai 73,3 milioni del 2020 ai 27,1 milioni dell’anno scorso, una diminuzione del 63 per cento.
«Questi dati, seppur in un momento dove la ripresa economica per la nostra provincia è significativa – commenta Danilo Mazzola, della segreteria Cisl di Bergamo - ci consegnano la fotografia di un quadro in miglioramento ma ancora lontano dai numeri del 2019. L’incremento importante della cassa integrazione straordinaria è il segnale che sono in atto processi di riorganizzazione sul territorio significativi. Sono dati che non lasciano ancora tranquilli, in quanto fortemente condizionati dalla pandemia e dalle problematiche relative all’approvvigionamento delle materie prime, in particolare dall’estero e per quei Paesi dove le restrizioni sanitarie sono importanti».
Il 2021 si chiude in diminuzione anche nei dati mensili: rispetto allo steso mese del 2020, dicembre ha registrato oltre il 70 per cento in meno delle ore autorizzate, con una diminuzione significativa della cassa in deroga, in calo del 90 per cento, della cassa straordinaria, in calo del 40 per cento, e della cassa orinaria, in calo del 65 per cento.
«È vero che dal 2022 saranno in campo le importanti riforme degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, ma nessuna delle due potrà essere operativa fin da gennaio – conclude Mazzola -. Pertanto la Cisl ritiene necessaria una proroga della normativa relativa alla cassa integrazione Covid, la cui scadenza, con il decreto fiscale di ottobre, era stata portata al 31 dicembre 2021 e che ora va spostata al 31 marzo 2022, in coincidenza con la proroga dello stato di emergenza, per poter dare respiro alle aziende dei servizi e del terziario, nonché del settore tessile, dell’abbigliamento e delle pelli, utilizzando le risorse della legge di Bilancio».