I ricordi di una tragedia

La Campagna di Russia dell'alpino Serafino Preda, che domenica compie cento anni

A vent'anni partì con la tradotta, destinazione Ucraina. L'anziana russa che compatì lui e i compagni: «Ragazzi, andate a morire»

La Campagna di Russia dell'alpino Serafino Preda, che domenica compie cento anni
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di Bruno Silini

Una spedizione iniziata sotto i peggiori auspici. Serafino Preda di Valbrembo l’aveva capito fin dai primi giorni quando il 24 maggio 1942 partì per la Campagna Italiana di Russia con la tradotta che passava da Ponte San Pietro. Serafino (100 anni tondi tondi domenica 30 gennaio) quel treno non lo prese volentieri. «Mi venne un po’ di magone», dice ricordando quei giorni.

Un viaggio lunghissimo, estenuante. Dall’Italia all’Ucraina: Verona, Bolzano, Vienna, Praga, Varsavia, Kiev, Dnepropetrovsk e Kharkov. Poi al confine russo basta treno. L’avvicinamento al fronte è stato effettuato a passo di marcia. «Durante una sosta per il rancio - prosegue uno degli ultimi reduci in Italia - il nostro gruppo fu avvicinato da una signora anziana del posto che in perfetto italiano di rivolse a noi dicendo: “Dove state andando giovani soldati, state andando incontro alla morte, se vi vedesse vostra madre come siete messi, piangerebbe a dirotto”. Convinto che fosse italiana risposi cosa ci stava a fare una connazionale da queste parti. Mi disse che era una russa che aveva studiato in Italia, ma che poi era dovuta rientrare in patria dove viveva insegnando ai ragazzi del villaggio».

Il racconto di quei terribili mesi lo prosegue il figlio Lucio. «Mio padre è mutilato e invalido di guerra. È stato ferito da due schegge per lo scoppio di una mina antiuomo in un campo minato mentre era di pattuglia notturna». Due schegge di metallo conficcate nel polmone e nella gamba che hanno lasciato Serafino moribondo. «Eravamo a Rostov - ricorda -. Con il calare delle tenebre, a turno, si doveva uscire di pattuglia sulle rive del Don. Era il novembre 1942. Una notte scoppia l’inferno. Non saprei dire la data esatta. Perdevamo la cognizione del tempo. Quella sera finimmo in un campo minato. Un piede in fallo, e bum. Saltò una mina». Poi, miracolosamente, si è ripreso ma quei ricordini se li è tenuti addosso, come ingombranti compagni di viaggio, per tutta la vita, tra operazioni e cure, ritorno a casa, lavoro di portineria alla Legler, nozze con Maria Gandolfi e nascita di due figli: Franca e Lucio.

I soccorsi arrivano dopo ore interminabili. «Fui recuperato nottetempo dagli “Arditi” - va avanti Serafino -. Giunti all’infermeria dell’ospedale da campo, il medico gridò: “Avanti il più grave” e io fui il primo a essere visitato». Deve la vita alla fortuna di essere caduto ventre a terra poiché questo gli ha consentito di espellere i fiotti di sangue senza però impedirgli di respirare. In caso contrario sarebbe morto soffocato nel suo stesso sangue. Dopo di lui toccò al suo sergente mettersi sotto i ferri, ma il pover’uomo morì prima di essere medicato.

I ricordi non sono consequenziali, seguono il filo invisibile delle emozioni patite. Dall’ospedale di campo Serafino è stato trasferito per un breve tragitto con un treno italiano con carrozze destinate al trasporto del bestiame, senza alcun tipo di riscaldamento insieme ad altri feriti, alcuni dei quali morirono per il gelo. I feriti sopravvissuti vennero trasbordati su un treno tedesco e da lì ricoverati nell’ospedale militare tedesco di Gomel (Bielorussia). Lì Serafino rimase per circa due mesi. Il medico primario aveva seguito con premura il suo recupero. «Mio papà - aggiunge il figlio Lucio - ha sempre detto che in quell’ospedale funzionava tutto bene con un rigore tipicamente tedesco: nessuno toccava niente degli altri, chi rubava qualcosa, veniva fucilato. Dopo circa due mesi venne dimesso dall’ospedale di Gomel con un corredo nuovo di ricambio. Partì con un treno tedesco (comodo questa volta) per il trasporto feriti, dove ogni carrozza aveva due stufe per il riscaldamento, ma non si riusciva a vedere niente all’estemo perché i finestrini erano ghiacciatissimi». (...)

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