Sergio Mattarella rieletto Presidente della Repubblica (i partiti hanno fallito)
Dopo il naufragio di tutte le trattative tra i partiti, non c'erano alternative. Il premier Draghi ha mediato e alla fine è arrivato il sì
L'ennesimo fallimento della politica. O meglio, dei partiti e dei loro leader. L'ennesima dimostrazione dell'assenza totale di leadership tra le principali guide dei partiti italiani. Nei giorni in cui il Parlamento avrebbe dovuto dimostrare di non aver totalmente abdicato alle proprie responsabilità, alla fine ha dovuto alzare bandiera bianca: all'ottava votazione, Sergio Mattarella è stato nuovamente nominato Presidente della Repubblica (759 voti, secondo capo dello Stato più votato della storia dopo Pertini).
Sebbene una sua rielezione sia sempre aleggiata in quel del Transatlantico, Mattarella nell'ultimo anno aveva più volte rimarcato come avrebbe preferito salutare definitivamente il Quirinale. Prima di lui, soltanto Napolitano era stato riconfermato come Capo dello Stato, proprio due anni prima della sua elezione nel 2015. Ora la storia si ripete. E Mattarella non può che accettare, per fare in modo che l'Italia non cada in un caos politico che avrebbe gravissime ricadute anche in ambito economico e sociale.
È stato necessario Draghi
A sbloccare la situazione, dopo sei giorni di scontri politici nei quali si sono confermate le divisioni interne a Pd e - soprattutto - Cinque Stelle e in cui il centrodestra s'è completamente sfaldato, è stato Mario Draghi. Il premier, che gli esperti dicono avrebbe molto apprezzato una sua nomina al Quirinale, ha subito lo stop di quasi tutti i partiti e, una volta colto lo stallo totale in cui si era infilata la politica, nella mattina di oggi (29 gennaio) ha parlato per mezz'ora con Mattarella. In quest'occasione, Draghi ha esposto al Capo dello Stato la volontà dei partiti e gli avrebbe chiesto espressamente di restare per il bene del Paese.
L'autodistruzione del centrodestra
A questa decisione si è arrivati, come detto, dopo giorni di trattative miseramente fallite. Matteo Salvini, leader della Lega, si era autointestato il ruolo di capo del centrodestra. Ed era certo di avere la forza e i numeri per trovare una quadra che tenesse insieme sia la sua coalizione, sia l'attuale maggioranza di Governo. Risultato: una sequela di nomi e cariche istituzionali "bruciate". Fino alla notte tra ieri e oggi, in cui si è consumato lo strappo anche con Forza Italia (dopo il flop della candidatura della presidente del Senato Casellati) e, soprattutto, con Fratelli d'Italia.
È stato infatti Salvini ad aprire definitivamente le porte a un Mattarella-bis dopo essersi reso conto di non avere la forza di portare avanti ulteriori trattative. E questa apertura ha, di fatto, dato il là al successivo effetto domino. Del resto, buona parte dei grandi elettori non avevano mai nascosto, in questi giorni, di apprezzare particolarmente la soluzione della riconferma dell'attuale Presidente della Repubblica, votandolo più volte. Solo Giorgia Meloni è rimasta sulla sua linea di opposizione, cosa che probabilmente le permetterà di rafforzare ancora la propria posizione elettorale per il futuro.
La richiesta ufficiale e il sì di Mattarella
All'ora di pranzo circa, praticamente tutti i leader (esclusa Meloni, per l'appunto) si sono definitivamente esposti. Nel pomeriggio, i capigruppo dei vari partiti e tutti presidenti di Regione sono andati da Mattarella per presentare ufficialmente la richiesta: accettare una sua rielezione al Colle. Con l'ottava votazione, i giochi si sono chiusi.
Nei prossimi giorni ci saranno polemiche, rese dei conti, scontri interni ai vari partiti. Ma gli italiani tirano un sospiro di sollievo: Draghi resterà a Palazzo Chigi e Mattarella al Quirinale. Due "garanti", oltre che figure istituzionali di altissimo livello. E visto lo stato attuale della politica nostrana, non si può che essere loro grati. Per il futuro, si vedrà.