«Non mi ero vaccinato per paura, me la sono vista brutta. Il mio grazie al Papa Giovanni»
Andrea Ubbiali, stilista di 36 anni, è stato ricoverato per Covid con il padre (che è ancora in rianimazione)
di Valentina Leoni
«Non chiamatemi no-vax», così esordisce Andrea Ubbiali - stilista, stylist e make-up artist bergamasco - raccontando della sua battaglia contro il Covid nel reparto di Terapia Sub-Intensiva dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. Una battaglia iniziata durante le festività natalizie: il padre risultato per primo positivo e poi, a seguire, anche Andrea e la madre. Febbre alta, tosse persistente e difficoltà respiratorie, successivamente il ricovero dopo diverse ore passate al Pronto Soccorso.
«I miei parametri non erano buoni. Quando sono arrivato al Papa Giovanni ho atteso diverse ore perché il numero degli accessi era elevato. Durante le feste, complici le numerose occasioni per stare insieme, il virus ha circolato maggiormente e al pronto soccorso dell’ospedale cittadino era evidente la situazione critica. I medici hanno deciso di ricoverarmi e così è iniziata la mia lotta contro il Covid nel reparto di Terapia Sub-Intensiva E1», racconta Andrea.
Il giorno seguente, anche il padre - che oggi si trova ancora in terapia intensiva - ha dovuto arrendersi al ricovero. «Mio padre è ancora ricoverato ed è stato fin da subito intubato. Lui si trova tutt’oggi in terapia intensiva: le sue condizioni sono in miglioramento e i medici sono al lavoro per capire se necessita ancora di ventilazione assistita o se può ricominciare a respirare autonomamente. Il suo sarà un percorso lungo, ma siamo fiduciosi perché è nelle mani di professionisti straordinari».
Andrea non si è vaccinato, e come lui neanche suo padre e sua madre, che fortunatamente ha avuto solo sintomi lievi. «Però non siamo no-vax - precisa -, abbiamo sempre fatto tutti i vaccini: mio padre lo scorso anno ha fatto anche l’antitetanica. Non ci piace il termine no-vax e non siamo negazionisti, anzi. Siamo bergamaschi, abbiamo ancora in mente il corteo di camion militari con le bare che lascia la nostra città». Semplicemente, continua Andrea, «abbiamo avuto paura. Tutte le nostre scelte sono state dettate dal timore di non conoscere le reazioni a lungo termine che questi vaccini potevano creare. Ci siamo fatti condizionare», ammette con rammarico.
Oggi, invece, vuole lanciare un messaggio a chi come lui non si è vaccinato per paura: «Non auguro a nessuno di trovarsi nella situazione mia e di mio padre. Ho trascorso quindici giorni nel reparto di terapia Sub-Intensiva con diversi tipi di maschere per aiutarmi a respirare. Dipendevo completamente dal personale ospedaliero: non riuscivo a bere, mangiare o a lavarmi da solo». Poi, fortunatamente, i sintomi sono diminuiti e la saturazione è tornata a salire, quindi Andrea è stato trasferito nel reparto di Malattie Infettive Covid e, infine, è tornato a casa da sua mamma.
Andrea è un ragazzo giovane, di 36 anni e in perfetta salute. «Non vedevo un ospedale dal 2009», spiega. «Questa è un’esperienza che cambia la vita. Nel 2020 in famiglia avevamo già preso il Covid, ma in forma lieve e senza particolari problemi. Questo è stato proprio uno dei motivi che ci hanno spinti a non fare il vaccino». Se potesse tornare indietro però (...).