Le novità del Governo per i prof
Sono trapelate in queste ore dal MIUR importanti indiscrezioni circa il futuro degli insegnanti. Il ministro per l’Istruzione Stefania Giannini, in collaborazione con il sottosegretario Roberto Reggi, avrebbe pianificato una piccola rivoluzione per i docenti italiani da un punto di vista dei salari, delle ore di lavoro, e dell’abilitazione.
Stipendi.
Per quanto riguarda gli stipendi, il milione abbondante di insegnanti del nostro paese chiede da tempo un aumento dei compensi, il quale dovrebbe avvenire, ma solo per determinate categorie di soggetti: i docenti che dovessero impegnarsi in attività organizzative o specializzate all’interno delle proprie scuole potranno infatti godere di un aumento fino al 30% dello stipendio; in caso contrario, tutto rimarrà invariato. Secondo il rapporto del 2013 di Eurydice (la rete europea dei sistemi educativi nazionali) un insegnante italiano gode mediamente di un salario minimo di 24.846 euro lordi, con la possibilità di arrivare, nel corso della carriera, ad un massimo di 38.902. Sono numeri decisamente al di sotto delle medie dei paesi europei economicamente più sviluppati. Con questa manovra del MIUR, tutti coloro che riuscissero ad usufruire dell’aumento salariale previsto vedrebbero il loro compenso minimo salire a ridosso della top 5 europea, mentre invece il salario massimo si allineerebbe semplicemente alla media continentale.
È interessante notare come la decisione rispetto a chi potrà usufruire dell’aumento spetterà ai singoli dirigenti scolastici: una decentralizzazione che sicuramente non potrebbe che portare ad una maggior adeguatezza delle scelte.
Ore di lavoro.
Per quanto riguarda le ore di lavoro, i cambiamenti che il ministro Giannini intende apportare sono decisamente radicali: sui 230 giorni complessivi di durata della stagione scolastica, solo 208 sono di attività effettiva. L’intenzione del Governo è recuperare nel mese di giugno questi 22 giorni, con modalità ancora da definire. In secondo luogo, verrà previsto un maggior numero di ore settimanali per ciascun docente, fino ad un tetto di 36 ore. Lo scopo è evitare di dover ricorrere ad eventuali supplenze brevi esterne, che rappresentano un onore non indifferente per i bilanci del MIUR; con la manovra in questione, queste ore saranno ricoperte dagli insegnanti interni, anche nel caso superassero le sei ore di straordinario pagate. Sempre per quanto riguarda gli orari, la chiusura degli istituti dovrebbe essere procrastinata fino alle 22, rispetto alle 16.30 attuali.
Abilitazione.
Infine, accenni rilevanti anche per quanto riguarda il percorso abilitativo: si potrà accedere al concorso per diventare insegnanti solo dopo aver conseguito una laurea magistrale e aver svolto una stagione di tirocinio in classe.
L’idea di fondo sembrerebbe riassumersi in un do ut des fra Governo e insegnanti: l’aumento salariale tanto agognato dai docenti spetterà solo a coloro che si implicheranno maggiormente nelle questioni scolastiche, sia da un punto di vista organizzativo che didattico.