«La sanità pubblica è sotto attacco»: i dati delle Asst e il giallo della “scalata”
Treviglio, l'allarme di Peter Assembergs (Asst Bergamo Ovest) e una spy-story che scalda da giorni i corridoi della Sanità bergamasca
Un "attacco" alla sanità pubblica bergamasca, che passa anche attraverso il possesso dei dati dettagliati sull'attività pre e post Covid degli ospedali della provincia. Ecco perché si è così ferocemente discusso, nelle ultime settimane, a proposito dei numeri sull'attività delle tre Asst bergamasche durante la pandemia, e in particolare, attorno alla Asst Bergamo Ovest di Treviglio, che a differenza delle Asst Papa Giovanni XXIII e Bergamo est, ha deciso di non diffonderli, nonostante le insistenti richieste prima di Roberto Rossi e Orazio Amboni della Cgil di Bergamo, e poi anche di parte di parte del Consiglio comunale di Treviglio.
Una fotografia precisissima del sistema pubblico
Si tratta dei numeri, scorporati per ciascun reparto e per mese, dei ricoveri e dei posti letto occupati in ciascun ospedale, comprensivi del relativo fatturato economico. Non solo: per la sua "operazione trasparenza", il sindacato aveva chiesto alle tre Asst anche i dati sull'attività su tutte le prestazioni ambulatoriali effettuate, dai poliambulatori e dai Pronto soccorso. Anche in questo caso, corredati dei corrispettivi fatturati al Sistema sanitario nazionale, e scorporati per singolo poliambulatorio e per disciplina specialistica.
In sostanza, decine e decine di tabelle che rappresentano una fotografia precisa e dettagliata dei punti di forza e di debolezza della rete ospedaliera e poliambulatoriale pubblica. Prima, durante e dopo il colossale "stress test" del Covid-19, che ha cambiato la Sanità locale anche dal punto di vista economico e finanziario, e che ha aperto scenari nuovi per tutti gli attori coinvolti.
"Dati preziosissimi"
Tabelle estremamente preziose, ha confermato ieri al Giornale di Treviglio il direttore generale dell'Asst Bergamo Ovest Peter Assembergs: dati essenziali, per pianificare un progetto di espansione ai danni del settore pubblico già piegato dal Covid-19. E proprio questo starebbe succedendo, se è vero quanto si racconta da qualche giorno nei corridoi della sanità pubblica locale. Almeno due grossi player del Privato sarebbero già entrati in possesso di quei numeri - legittimamente diffusi da due delle tre Asst bergamasche - e li avrebbero utilizzati, ed elaborati per progettare l'attività dei prossimi mesi.
Nulla di illegale, va precisato. Ma nei giorni scorsi è scoppiato un vero e proprio caso sull'opportunità "strategica" di fornire "in pasto al pubblico" numeri ritenuti fondamentali per la stessa tenuta delle aziende pubbliche. E il dibattito sta facendo ancora oggi un gran rumore sia negli ambienti sanitari che in quelli sindacali bergamaschi.
Il caso scoppiato in Ats (che risponde)
La ricostruzione dei fatti è piuttosto frammentaria, ma in almeno in una riunione dei vertici della Sanità bergamasca sarebbe emerso in modo chiaro che due importanti aziende del settore privato si sarebbero presentati alla Direzione di Ats Bergamo, mostrando dei nuovi progetti e dei report sanitari basati "in modo inequivocabile" proprio sui dati trasmessi nelle settimane scorse dalle due Asst di Seriate e Bergamo alla Cgil.
A Treviglio, il caso si è sentito ancora di più. A differenza di queste ultime due, come detto la Asst Bergamo Ovest ha infatti finora opposto uno netto rifiuto alla divulgazione dei numeri richiesti dal sindacato e dal mondo della politica. Una decisione bollata come figlia di una "scarsa trasparenza", ma che il direttore generale Assembergs aveva rivendicato da subito, proprio per proteggere l'Asst della Bassa, pubblica, nella partita a scacchi per la gestione del "quasi-mercato" della sanità locale. Sul quale, com'è ovvio, anche il settore privato ha da sempre importanti mire espansionistiche.
«L’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo ogni mese ha un momento di confronto con le organizzazioni sindacali confederali e dei pensionati. Sono momenti di lavoro che, mi pare, vengano apprezzarti dalle organizzazioni sindacali stesse – commenta Massimo Giupponi, direttore generale di Ats Bergamo – Nell’ambito di quei momenti di lavoro dedicati Ats ha comunicato i dati epidemiologici e i dati relativi alle attività di ricovero e alle attività ambulatoriali delle strutture ospedaliere bergamasche. Le organizzazioni sindacali hanno quindi ricevuto gli elementi di cui debbono disporre per poter svolgere il loro compito istituzionale». Inoltre l’Agenzia di Tutela della Salute mette a disposizione i dati aggiornati ogni volta che ne fanno richiesta. «Peraltro la stessa definizione dell'ordine del giorno degli incontri avviene in modo congiunto, con punti posti in discussione da parte di Ats e altri segnalati dalle organizzazioni sindacali, secondo una modalità di confronto costruttivo che Ats ritiene efficace e che vuole mantenere anche in futuro», conclude il dg Giupponi.
Il dibattito sindacale
Il dibattito, oltre che i vertici sanitari, avrebbe però toccato anche lo stesso mondo sindacale, coinvolto suo malgrado in una sorta di spy-story forse nemmeno del tutto intenzionalmente. Sarebbero, anzi, letteralmente volati gli stracci durante un incontro dei Confederali del 3 febbraio, durante la quale un esponente di vertice della Cisl bergamasca avrebbe preso nettamente le distanze dai colleghi della Cgil, proprio denunciando il fatto che questa campagna "per la trasparenza" abbia finito di ritorcersi, loro malgrado, contro lo stesso sistema sanitario pubblico.
L'allarme di Assembergs
A confermare, almeno in parte, un quadro di acque estremamente agitate è stato lo stesso dg Assembergs, ieri pomeriggio, martedì.
Direttore, è a conoscenza di questi rumors? Che sta succedendo?
"E' successo esattamente quello che temevo succedesse, e per cui avevo posto un netto diniego alla diffusione di quei dati. O almeno, non tutti, non disaggregati in quel modo, così dettagliatamente. Quelle informazioni sono finite nella mani dei privati, che nel quasi-mercato della sanità locale sono di fatto la nostra concorrenza".
Che ora puntano a prendersi nuove fette di mercato...
"La verità è che questi sindacalisti, al posto di fare l'interesse dei lavoratori, stanno in realtà aiutando i dirigenti del settore privato".
E chi c'è dietro?
"Non lo so, non lo chieda a me. Si figuri che i rumors dicono che ad analizzare quei dati sia stato anche un ex direttore sanitario dell'Asst di Treviglio...".
La Cgil ne ha fatto una questione di trasparenza del settore pubblico...
"Ogni principio e ogni regola va contemperato con altri principi e altre regole che possono anche apparire in contrasto, perché tutelano interessi giuridici diversi come peraltro avevo indicato nella risposta alla CGIL, indicando espressamente i principi normativi. Mi spiego: io sono assolutamente per la trasparenza, è sacrosanta, nella Pubblica amministrazione. Ma sono anche per la tutela della riservatezza di dati aziendali, tutelando i quali tutelo anche la sanità pubblica locale. Peraltro, la stessa Ats ha confermato che abbiamo fatto bene a non diffondere quei numeri, ci siamo avvalsi di una deroga prevista dalla stessa norma. Mi faccia dire un'altra cosa. Ho letto che anche un medico di Caravaggio, nei giorni scorsi, ha avanzato peraltro le stesse richieste a mezzo di una lettera molto dura. Ma la saggezza non sempre aumenta con l'aumentare dell'età".
Lei, da manager di un'azienda pubblica, è in possesso di dati simili a quelli di cui parliamo, ma relativi alle strutture sanitarie private della zona?
"Assolutamente no. Non di tutti quei dati, almeno, e non con quel livello di dettaglio".
A cosa servirebbero?
"A pianificare le strategie future, inserendosi nelle debolezze della controparte, ad esempio. Per decidere dove e quanto investire, aprire nuovi servizi e conquistando quote di questo quasi-mercato. Perché questo è, oggi, quello della Sanità in Lombardia che si basa su un sistema misto pubblico-privato. Se queste informazioni non vengono diffuse in modo sistematico e se Ats ha chiarito che solo lei è titolata a farlo, un motivo c'è".
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