L'analisi

Dalla prestazione alle scelte di formazione: gli errori si pagano, fondamentale correggersi

Senza Zapata e Ilicic, con Muriel lontano parente di quello del passato, ai risultati si può arrivare con prestazioni corali, voglia e ordine

Dalla prestazione alle scelte di formazione: gli errori si pagano, fondamentale correggersi
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di Fabio Gennari

Non è il risultato, perdere in casa della Roma può anche starci. Il problema vero è la prestazione, o meglio, la “non prestazione” sul piano dell’intensità e del gioco, che i nerazzurri hanno messo in mostra allo stadio Olimpico. E questo segna un picco verso il basso dopo due gare contro Olympiacos e Sampdoria che erano state caratterizzate da segnali ben diversi. Da parte dei giocatori e anche dall’allenatore che aveva trovato soluzioni interessanti meritandosi, per l’ennesima volta, tanti applausi.

Partiamo da qui, ovvero dalle scelte di Gasperini. Qualcuno ha trovato similitudini nelle due sconfitte di Roma e Firenze. Stesso risultato, stessa sensazione di non aver visto una bella Dea. Il punto è che al Franchi la squadra aveva creato una grande palla gol nel primo tempo (Koopmeiners in campo aperto) e aveva segnato lo splendido gol del pareggio con Malinovskyi nella ripresa. L’annullamento di Doveri esce dalle logiche di campo ed entra nella lista degli errori gravi degli arbitri.

A Roma, Gasperini ha fatto invece scelte strane in avvio, soprattutto perché questa volta in panchina le alternative c’erano. Se parti con Miranchuk, Pasalic e Pessina, perché il croato non gioca in mezzo? Se la scelta tattica è per Miranchuk centravanti, pur con Muriel e Malinovskyi a disposizione, perché non partire con Boga contro Karsdorp? E ancora: si fa male Zappacosta, perché Pezzella e non Maehle? Tutte scelte tecniche, legittime e assolutamente in capo all’allenatore. Che però si sono rivelate sbagliate e lasciano un senso di confusione.

I giocatori ci hanno messo impegno e voglia, ma l’Atalanta di Roma ha dato l’impressione di correre male. Di essere poco efficace nonostante un 65 per cento di possesso palla, assolutamente bugiardo se letto come indicatore di controllo del gioco: è andata molto più vicina la Roma al 2-0 che l’Atalanta al pareggio. Con undici partite ancora da giocare il tempo per fare qualcosa di importante di certo non manca, ma è necessario ridurre al minimo i giri sulle montagne russe dei risultati e, anche e soprattutto, delle prestazioni.

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