Fara Gera d'Adda

La storia di Natalija, e della piccola Kateryna, in fuga dall'Ucraina

L'accoglienza della madre Oksana e dell'Italia, dopo aver lasciato la propria città e suo marito, rimasto a combattere

La storia di Natalija, e della piccola Kateryna, in fuga dall'Ucraina
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Dall'Ucraina a Fara d'Adda per sfuggire alla guerra: il racconto di Natalija, fuggita con la figlia Kateryna.

La storia di Natalija e Kateryna

Quattro giorni di viaggio, tra angoscia e dolore, costrette a lasciare la propria città, la propria terra, il proprio marito e papà. Da Ternopil, in Ucraina, 150 km dal confine con la Moldavia, a Fara D'Adda, dove abita e lavora la madre Oksana, che in Italia si prende cura da 16 anni degli anziani. E’ la storia di Natalija, e della piccola Kateryna, di un anno e cinque mesi, all'indomani della loro fuga dall'Ucraina: alla ricerca di pace, di sicurezza, di un luogo dove essere accolte e ascoltate. Il sorriso e l'apparente serenità di una bimba di poco più di un anno che corre e si diverte sotto il sole caldo di un primo pomeriggio quasi primaverile hanno riscattato il rischio del viaggio, la pena di lasciare in patria, gli amici e parenti e la fatica fisica e spirituale di quella scelta.

Il racconto della fuga

Di questo è convinta la madre, Natalija, che abbiamo incontrato qualche giorno fa in paese, accompagnata da due amici che abitano a Fara, Stefano e Olga. Olga è ucraina, è sposata con un italiano e vive da sedici anni nel nostro Paese, e ha fatto gentilmente da interprete tra noi e Natalija.

"Siamo andate via dalle sirene, che suonavano in città notte e giorno, siamo andate via dal pericolo incombente delle bombe, che fortunatamente non sono ancora cadute su Ternopil, siamo partite verso la Moldavia prima, dove siamo rimaste due giorni, quindi in Romania, qui un altro giorno di attesa, e poi in aereo finalmente in Italia - ha detto Natalija, che ha 29 anni e a Ternopil faceva la maestra in una scuola per l'infanzia - Ho lasciato mio marito e i miei altri parenti laggiù, a rischiare la vita per difendere il nostro Paese. Siamo arrivate qui in Italia quasi due settimane fa, dopo una settimana dall’inizio del conflitto. Mia madre Oksana ci ha accolte, come ci hanno accolte le tante persone che ci stanno aiutando in questi giorni. Dico grazie di cuore all'Italia e agli italiani per quello che state facendo per noi".

La nostalgia per il paese natale

Una fuga rocambolesca, la loro, come quella di centinaia di migliaia di ucraini in questi giorni.

"Vedere Kateryna sorridere mentre gioca è un grande sollievo. Con le sirene giorno e notte, non riusciva più a dormire, era nervosa, e noi non sapevamo che fare - ha detto ancora Natalija - In poche ore, ma con grande timore e dolore, abbiamo poi deciso di partire: con una piccola borsa, con qualche cambio, ma con la speranza di arrivare qui presto, in un luogo sicuro. E così è stato. Ora ci stiamo ambientando, io e Kateryna. Sono felice certo di essere in salvo, ma insieme sono triste per la sorte del mio Paese, di mio marito, dei miei cari che sono ancora là. Sogno di poter tornare a casa, in un'Ucraina finalmente in pace, senza più guerra, tra le braccia di coloro che sono rimasti là. Perché ho nostalgia dell’Ucraina".

La paura di Olga

Anche Olga ha parte della sua famiglia di origine in Ucraina. In primo luogo una figlia, Diana, di 25 anni, medico nella città di Chernivci, a sud di Ternopil, entrambe nell'ovest dell'Ucraina.

"Sì, mia figlia è là, mi dice che non ha paura, che vuole contribuire alla salvezza dell'Ucraina, con la sua energia, le sue competenze, il suo coraggio - ha detto Olga, commossa e preoccupata - E' una situazione dolorosa, angosciante, incomprensibile. Nessuno si attendeva qualcosa di simile. Noi ucraini vogliamo la pace, vogliamo essere liberi. C'erano certo i problemi nell'est, la questione della Crimea, ma questa guerra, questa invasione di tutta l'Ucraina, questa strage di uomini, donne e bambini innocenti, chi poteva immaginarsela? Io amo il mio Paese anche se sono qui".

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