La Coldiretti stronca la Bergamo-Treviglio: «Opera illogica, già vecchia e che consuma suolo fertile»
L'infrastruttura ha ottenuto il via libera dalla giunta regionale alla sua costruzione; per gli agricoltori così si consuma solo terreno utile alle produzioni
L’autostrada Bergamo-Treviglio, pur avendo ottenuto il via libera alla sua costruzione da parte della giunta regionale, ha già raccolto anche le prime bocciature. In primis da Coldiretti Bergamo, che ritiene l’infrastruttura «fuori contesto e già vecchia prima ancora di essere realizzata», oltre che un’inutile ferita al territorio in un momento in cui si sarebbe dovuta capire l’importanza di garantirsi la sovranità alimentare.
«Questo ennesimo progetto, che andrà a cementificare altra campagna fertile, risulta illogico soprattutto perché comprometterà ulteriormente la nostra già precaria capacità di approvvigionamento alimentare – sottolinea Alberto Brivio, presidente di Coldiretti Bergamo -. Stiamo vivendo la più grave e preoccupante emergenza alimentare degli ultimi anni, una tempesta perfetta causata dai cambiamenti climatici e dalla guerra in Ucraina con i conseguenti aumenti dei costi dell’energia e delle materie prime. Nel rispetto delle prerogative delle istituzioni competenti, rimane netta la nostra contrarietà a questa infrastruttura».
L’Italia, ricorda Coldiretti, è un paese deficitario su molti fronti: produce appena il 36% del grano tenero che servirebbe, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 65% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento. Una situazione che espone pericolosamente l’intero sistema agricolo e gli stessi consumatori alle speculazioni. «Se focalizziamo l’attenzione sulla viabilità del territorio interessato dalla Bergamo-Treviglio – prosegue Brivio - facciamo notare come sia già a buon punto la realizzazione della tangenziale di Verdello, arteria in grado di superare uno dei punti nevralgici più critici del traffico».
Secondo l’ultimo rapporto Ispra nel 2020 era già stato consumato l’11,8% di suolo provinciale e tra il 2019 e il 2020 erano stati sacrificati 114 ettari. Ma la necessità di tutelare il suolo emergerebbe anche dai costi riconducibili al suo degrado. Questi ultimi, secondo stime del Parlamento europeo, supererebbero i 50 miliardi di euro all'anno per il solo territorio comunitario. In Italia il costo complessivo tra il 2012 e il 2030 a causa della perdita di servizi ecosistemici potrebbe raggiungere i 99,5 miliardi di euro.
«Preoccupa molto ciò che si prospetta per il futuro – conclude Alberto Brivio – anche in previsione del moltiplicarsi dei poli logistici, già largamente presenti sul territorio provinciale. Come proposto anche al presidente della Provincia, è ormai indifferibile trovare il modo per programmare lo sviluppo del nostro territorio in modo condiviso. È evidente che abbiamo bisogno di produrre più cibo, quindi dobbiamo decidere una volta per tutte se vogliamo continuare ad esaltare solo con le parole la nostra capacità di produrre qualità e la bellezza dei nostri paesaggi, oppure se vogliamo difendere questo patrimonio con scelte concrete e coerenti».