Valzurio: cacciavano con balestra, carabina e fucile a canne mozze (rubato). Quattro denunciati
I quattro indagati, denunciati dalla polizia provinciale, dovranno rispondere di numerosi reati in concorso: dal porto abusivo di armi da fuco, alla ricettazione, perfino esplosioni pericolose in centro abitato
I boschi e i sentieri tra Oltressenda Alta e le località Valzurio, Spinelli e Fondra, oltre ai prati del Moschel, sono tra i luoghi più amati dagli escursionisti ai piedi del versante nord della regina delle Orobie. Ma sono ambienti naturali incontaminati particolarmente apprezzati (purtroppo) anche dai bracconieri.
Quattro residenti della zona, denunciati dalla polizia provinciale di Bergamo, dovranno rispondere di numerosi reati in concorso tra loro, che vanno dal porto abusivo di armi da fuoco alla detenzione illegale di armi e munizioni. E ancora ricettazione di armi rubate, alterazione, porto abusivo di oggetti da punta e da taglio atti a offendere, esplosioni pericolose in centro abitato, caccia in periodo di divieto generale e con mezzi non consentiti, cui si aggiungono altre sanzioni per la mancanza di qualsiasi autorizzazione alla caccia.
Dopo un anno e mezzo di appostamenti e pattugliamenti a tutela della fauna selvatica e del territorio, le indagini, coordinate dalla procura di Bergamo, hanno portato a tre distinte operazioni antibracconaggio, culminate con una serie di perquisizioni eseguite nei confronti dei quattro denunciati dagli uomini del nucleo ittico-venatorio di Via Tasso.
Tre delle quattro armi sequestrate dagli agenti (tra queste una carabina di grosso calibro) risultavano detenute illegalmente e, in particolare, un fucile a canna liscia calibro 12 con canne mozze è risultato rubato. La polizia ha trovato anche centinaia di munizioni, cartucce a palla e a pallettoni (tutte detenute illegalmente), polvere da sparo, una balestra da caccia con ottica di puntamento e un visore notturno, un faro alogeno e carne di selvaggina congelata. Alcune delle armi e parte delle munizioni sequestrate agli indagati erano state smontate e nascoste in tubi in plastica.
I quattro bracconieri agivano quasi esclusivamente di notte. Talvolta si appostavano in attesa che passasse della selvaggina, in particolare cervi e caprioli; altre volte si spostavano a bordo di un fuoristrada e perlustravano con fari alogeni i prati della Valzurio.
«L’entità e la reiterazione degli illeciti contestati in materia venatoria e i gravi reati in materia di detenzione e uso delle armi, dimostrano come non si debba mai abbassare la guardia – afferma il comandante della polizia provinciale Flavio Lucio Rossio –. Tuttavia la prevenzione, il presidio del territorio e la collaborazione con il mondo venatorio rimangono la priorità del nostro servizio: la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato e la polizia provinciale sarà sempre in prima linea per tutelare ogni specie selvatica nell’interesse dell’intera comunità».