La legge Sirchia spegne le sue prime dieci candeline. Per chi non la conoscesse, con questo nome si intende il provvedimento varato dal governo italiano nel 2003 e che prevede il divieto di fumo in bar, ristoranti, uffici e tutti gli altri luoghi aperti al pubblico. Fino ad oggi, proprio grazie a questa legge, sono tanti i benefici registrati dall’intera popolazione italiana.
Anche se, mentre la fascia più matura dei cittadini sembra aver ben recepito il vero significato e contenuto di questa legge, i giovani, invece, pare non abbiano accolto lo stesso messaggio. Infatti le statistiche registrano un incremento importante tra i fumatori al di sotto dei 15 anni. Si tratta di bambini tra gli 11 e i 12 anni che comprano regolarmente pacchetti di sigarette. Ma anche i ventenni non sembrano dare il buon esempio. Non sono ancora disponibili i dati dello scorso anno, ma nel 2013 la percentuale più elevata di fumatori si osservava tra i 25 e i 34 anni (36,2%) e tra i 20 e 24 anni (34%). Sorte diversa per le donne, in cui si registra un aumento di fumatrici tra le over 40.
«Da molti anni il Dicastero che rappresento – ha detto il ministro Lorenzin – è impegnato nella lotta contro questo nemico difficile da abbattere. Sono convinta che sia fondamentale agire sui giovani in via prioritaria per evitare che i nostri ragazzi entrino nella spirale di questo vizio che, purtroppo, è tornato ad essere di moda tra loro. Dobbiamo fare in modo che non fumare divenga cool, educando e informando adeguatamente i giovani».
I primi bilanci. Dopo dieci anni si possono iniziare a fare i primi bilanci. Grazie a questa legge e al costante impegno del Ministero della Salute e del Servizio Sanitario Nazionale per la prevenzione del tabagismo e delle patologie correlate al fumo, in questo primo periodo sono stati raggiunti risultati molto interessanti. Innanzitutto si è registrato un significativo crollo del numero di fumatori, nell’anno passato, infatti, gli appassionati tabagisti sono diminuiti del 18 percento. Inoltre sarebbero in netta riduzione anche i ricoveri da infarto e si assisterebbe ad una diminuzione del 25 percento sulle vendite dei prodotti del tabacco.
Il divieto di fumare nel mondo. Le legge a favore del divieto di fumo nei luoghi pubblici non è ancora una diffusa in tutti gli stati del mondo. Il primo Paese ad aver affrontato questo argomento è stata la California, adottando una legge antifumo sui posti di lavoro già nel lontano 1994, oltre che un divieto di fumo totale negli spazi chiusi a partire dal 1998. L’Irlanda, invece, è stata la prima nazione a bandire il fumo in tutti i luoghi di lavoro chiusi nel marzo 2004. Rimanendo sempre nel nord Europa, il divieto antifumo nel Regno Unito è entrato in vigore a partire dal 1º luglio del 2007. Sempre del 2007 la legge varata dalla Danimarca, che proibisce in maniera ufficiale il divieto di fumo in bar, club e ristoranti. Stessa sorte nell’anno successivo per Francia, Olanda e Romania. Chiude la lista la Spagna, con una legge entrata in vigore il 2 gennaio del 2011.
Un’indagine mondiale. Nei mesi passati il Corriere.it ha pubblicato un interessante studio condotto dall’Università di Washington a Seattle, in cui si è cercato di stimare il consumo di sigarette in 187 Paesi nel periodo 1980-2012. È emerso che dal 1980 il numero di persone che fumano tutti i giorni è diminuita notevolmente, anche se a causa della crescita della popolazione il numero di fumatori è aumentato, arrivando a sfiorare il miliardo di persone. I ricercatori hanno dichiarato che nell’arco di tempo da loro considerato, la prevalenza di chi si accende sigarette tutti i giorni fra gli uomini è scesa dal 41 percento al 31 percento, mentre per le donne c’è stato un calo dal 10,6 percento al 6,2 percento.
Ma ancora una volta sono i più giovani a far rialzare le statistiche. Infatti a causa però della crescita della popolazione con più di 15 anni, in realtà il numero di uomini e donne che fumano tutti i giorni è passato dai 721 milioni del 1980 ai 967.000.000 nel 2012, con un +41 percento tra i maschi e un +7 percento tra le donne. Sempre consultando lo studio emerge che il numero di bionde accese in tutto il mondo è aumentato del 26 percento.