Norme rigide e costi: sui cento bimbi ucraini Rota Imagna deve gettare la spugna
L'attuale normativa rende impossibile un'accoglienza "semplice". Il sindaco Locatelli: «Problemi su problemi»
di Paolo Aresi
«Abbiamo garantito ai bambini ucraini di non venire divisi e frammentati in diversi luoghi, per oltre un mese. Staranno qua a Rota Imagna fino a dopo Pasqua, poi vedremo, perché i problemi sono tanti, di ogni genere». Il sindaco-coraggio di Rota Imagna, Giovanni Locatelli, mantiene fede al suo impegno, ma si rende conto che da solo non può farcela.
L’ambito dei Comuni della Valle Imagna ha affiancato il paese. Spiega il presidente dell’ambito, Gianbattista Brioschi: «Si tratta di una situazione straordinaria e come tale va affrontata. Ci siamo trovati ad avere qui in Valle Imagna un intero orfanotrofio ucraino, cento ospiti a Rota Imagna e dieci a Bedulita. Altri tredici si trovano a Pontida, nel convento, ma siamo in continuo contatto. La normativa italiana in materia di profughi non è adeguata per questa situazione, non contempla il caso in maniera sufficiente e questo provoca difficoltà, problemi. La tutela dei minori non è in capo ai singoli paesi, ma alla nostra azienda territoriale di ambito, che comprende venti comuni; ci occupiamo noi dell’ambito dei servizi alla persona. Disponiamo di una sola assistente sociale... Si può capire quali possano essere le nostre difficoltà. In ogni caso, i ragazzi resteranno da noi fino a dopo Pasqua. Lunedì sera abbiamo discusso dell’emergenza orfani con tutti i venti sindaci dell’Ambito, abbiamo fatto un’assemblea straordinaria per renderci conto di quello che dobbiamo fare. La nostra delibera l’abbiamo trasmessa al prefetto, che poi la dovrà inoltrare al governo, al presidente della Regione e all’assessore al Welfare...».
A proposito, Letizia Moratti era a Bergamo la mattina di venerdì 8 aprile e si era parlato anche di una possibile visita a Rota Imagna. Ma poi non se n'è fatto nulla. Brioschi aggiunge: «Non lo so se le autorità regionali verranno in futuro, sarebbe una buona cosa, certo. Comunque, esiste anche un discorso economico, ovviamente. I ragazzi costano al minimo minimo ciascuno 45 euro al giorno, in pratica siamo a 4300 euro al giorno soltanto a Rota e i Comuni non dispongono delle risorse sufficienti. Abbiamo aperto una sottoscrizione, abbiamo chiesto aiuto a Caritas, alla Fondazione della comunità bergamasca... Ma c’è bisogno di un decreto regionale o governativo. Attualmente agli orfani senza famiglia non è riconosciuta nemmeno la somma di 33 euro che viene assegnata a ogni profugo adulto».
Problemi su problemi, alcuni sostanziali, altri burocratici, fatti di rimpalli di competenze, di contrasti tra normative italiane e ucraine. Una questione che sta creando difficoltà è la questione del tutore, non solo a Bergamo, ma ovunque siano arrivati bambini degli orfanotrofi ucraini. I tribunali dei minori hanno disposto che, accanto ai tutori ucraini, vengano nominati anche dei tutori italiani, scelti fra gli esperti della legislazione per l’infanzia. Questo per due ragioni principali: i tutori ucraini non conoscono la nostra lingua, capirsi non è semplice; secondo, non conoscono le nostre normative. Il problema che ha fatto arrabbiare alcuni tutori ucraini è che le disposizioni affermano che, alla fine, le decisioni dovrebbero venire prese, sebbene in accordo, dal tutore italiano.
Più in generale, l’impressione è che le norme non siano adatte al momento di emergenza. (...)