Giovanna Ricuperati nuovo presidente

Il rischio che gli imprenditori della pianura voltino le spalle a Confindustria Bergamo

Il passo indietro di Olivo Foglieni ha fatto storcere il naso a molti che si sentono snobbati e guardano con favore ad Assolombarda

Il rischio che gli imprenditori della pianura voltino le spalle a Confindustria Bergamo
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di Andrea Rossetti

Parlare di rivoluzione, in questo caso, non è affatto un’esagerazione. È indubbio che la prossima elezione, in programma per il 10 giugno, di Giovanna Ricuperati alla guida di Confindustria Bergamo rappresenti un «mutamento radicale di un ordine statuale e sociale». Statuale perché, per la prima volta, l’associazione orobica sarà guidata non da un esponente del manifatturiero, bensì da uno del settore dei servizi (Ricuperati è amministratore delegato della Multiconsult Srl, società che opera nel campo della comunicazione e del marketing); sociale perché, per la prima volta, l’associazione orobica sarà guidata da una donna.

Un nome solo per tutti

L’ok definitivo a questa rivoluzione è arrivato giovedì 21 aprile, quando il Consiglio generale di Confindustria Bergamo, ovvero il piccolo Parlamento dell’associazione composto da settanta membri, ha vidimato la candidatura unica passata al vaglio e infine avanzata dei tre saggi - nonché ex presidenti - Carlo Mazzoleni, Ercole Galizzi e Alberto Barcella, che in questi mesi (e soprattutto nelle ultime settimane) hanno avuto l’arduo compito di sondare il terreno, raccogliere opinioni e candidature, mediare tra le parti e, infine, arrivare a un nome. Un processo che, proprio sul finale, è stato facilitato dalla decisione di Olivo Foglieni di ritirarsi dalla corsa.

Fino all’11 aprile, infatti, Ricuperati e il numero uno del Gruppo Fecs di Verdellino vivevano un testa a testa: le 1.200 imprese riunite in Confindustria Bergamo erano sostanzialmente divise a metà nel sostegno dei due candidati. Alla fine, a fare la differenza pare che sia stato il “peso” delle preferenze: Ricuperati, infatti, aveva dalla sua alcune delle più grandi realtà manifatturiere del territorio. I tre saggi, in fase di consultazione, hanno fatto presente la cosa a Foglieni, che ha deciso di evitare inutili spaccature o polemiche e, signorilmente, ha compiuto un passo indietro.

I malumori della Bassa

Al di là della formalità (inscalfibile scudo di un ambiente imbellettato come quello degli industriali orobici), però, c’è la realtà. Che racconta comunque di qualche tensione. Le principali, e meno celate, arrivano dai confederati della Bassa, che avevano subito sostenuto con convinzione la candidatura di Foglieni. Essendosi sempre sentiti snobbati dal cuore dell’associazione, la possibilità di portare alla presidenza uno di loro rappresentava un’occasione ghiotta e, oggettivamente, al passo coi tempi: la crescita industriale della Bassa negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti, eppure in Confindustria la voce di quel territorio continua a essere molto flebile. La nomina di Foglieni poteva essere la svolta. Un’altra rivoluzione, per certi versi. Un self-made man che ha costruito un vero e proprio impero partendo dai “gradini più bassi”, un semplice operaio diventato numero uno di un Gruppo con oltre quattrocento addetti e ben 350 milioni di euro di fatturato.

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