Uno studio sulla formazione delle rocce dell'Adamello: premiati gli alunni dell'Imiberg
Si sono aggiudicati la 19esima edizione della rassegna nazionale organizzata da Diesse con Euresis e con la rivista Emmeciquadro
Un anno di lavoro, fatto di uscite in montagna per eseguire i rilievi e raccogliere materiali, proseguito nei laboratori scolastici per analizzare ed elaborare i dati. Ricerca culminata con la stesura di una tesina finale e il montaggio di un breve video di sintesi.
Grazie all’impegno dei suoi alunni la scuola Imiberg si è aggiudicata la diciannovesima edizione di ScienzAfirenze, rassegna scientifica nazionale organizzata dall’associazione Diesse in collaborazione con Euresis e con la rivista Emmeciquadro.
Ad essere premiato è stato uno studio di scienze della terra sulla formazione delle rocce del monte Adamello dal titolo: "Cosa racconta una aureola di contatto? L'esempio dell'Adamello". A realizzarlo Giulia Biffi, Francesca Arsuffi, Andrea Alamia, Pietro Bottazzi e Carlo Gelmi delle classi 4 ls e 4 lsa, con il supporto dei professori San Martino e Brissoni. Al progetto ha collaborato anche il professor Michele Zucali, docente di Geologia dell’Università degli studi di Milano, che ha accompagnato i ragazzi nelle uscite in montagna e ha supervisionato l’elaborazione dei dati.
I ragazzi sono stati premiati per la qualità e la completezza del proprio elaborato. «Un lavoro di scienze della terra articolato e complesso, avanzato per una classe quarta: osservazioni sul campo, analisi ed elaborazione dei dati, formulazione teorica – spiegano le motivazioni del riconoscimento -. Il lavoro ha avuto obiettivi concreti: costruzione di una carta geologica aggiornata, confronto di misure, modellizzazione e conferma dell'ordine di grandezza del fenomeno in studio. Interessante il rapporto con l'università sia nella fase iniziale sia nella fase finale per la caratterizzazione quantitativa realizzata con strumenti informatici. La relazione è scritta con linguaggio accurato e corredata da schemi, tabelle, classificazioni e di una documentazione fotografica molto buona».
«Questa esperienza mi ha fatto crescere e comprendere la bellezza della natura in modo diverso e più profondo, in una maniera che prima non avrei mai immaginato – ha commentato Pietro Bottazzi -. È stata proprio questa curiosità che mi ha spinto a contribuire al progetto. Capire ciò che abbiamo osservato, raccolto e analizzato sul campo mi ha reso molto soddisfatto e sono contento di aver dato il mio contributo. Sicuramente la prossima volta che andrò in montagna la percezione, la nuova consapevolezza che mi ha dato questo lavoro contribuirà allo stupore che mi dà il paesaggio».