La risposta del centro sociale

Belotti attacca il Pacì Paciana per la serata con i P38, la band con i simboli delle BR

Il gruppo si esibisce con passamontagna e chiari riferimenti al gruppo terroristico di estrema sinistra. E il deputato leghista chiama in causa anche il sindaco Gori

Belotti attacca il Pacì Paciana per la serata con i P38, la band con i simboli delle BR
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Si autodefiniscono un «collettivo musicale artistico insurrezionale» e la loro identità è sconosciuta ai più, visto che il pubblico li conosce attraverso i loro nomi d’arte: Astore, Papà Dimitri, Jimmy Pentothal e Yung Stalin. Chi assiste a un concerto del gruppo P38-La Gang non riesce neanche a vedere in volto i cantanti, visto che sul palco si esibiscono nascondendosi dietro i passamontagna.

Tuttavia, è esplicita la simbologia che li accompagna: la Renault 4 rossa in cui venne trovato il cadavere di Aldo Moro e la stella a cinque punte asimmetrica contenuta in un cerchio, chiaro riferimento al gruppo terroristico delle Brigate Rosse.

Le polemiche nate da una loro esibizione a Reggio Emilia, l’1 maggio, sono arrivate anche in Bergamasca, alimentate dal deputato leghista Daniele Belotti. «Questi quattro s*****i che cantano trap con il passamontagna sono stati anche a Bergamo, il 15 aprile al Pacì Paciana – si legge in un messaggio pubblicato su Facebook -. Una vera umiliazione alla memoria delle vittime degli estremisti rossi, tra cui, nella nostra città l'appuntato Giuseppe Gurrieri freddato nel 1979 da un commando di Guerriglia Proletaria e un affronto visto che tra pochi giorni, dopo oltre 40 anni di beata latitanza in Francia, a Parigi si deciderà l'estradizione di Narciso Manenti, l'assassino di Gurrieri».

Ma al di là dei contenuti musicali e dell’ispirazione della band, ciò che Belotti trova vergognoso è che dieci giorni dopo il concerto ospitato dal Pacì Paciana, «quelli che hanno organizzato la serata nostalgica delle BR a suon di musica siano stati accolti con tutti gli onori sul palco istituzionale del 25 aprile nascosti dietro al fantomatico Progetto Adriana, quelli che da un lato vogliono cancellare la memoria di Antonio Locatelli, ma dall'altro si esaltano per gli omicidi di Aldo Moro e Marco Biagi. Bergamo fu tra le più colpite dagli anni di piombo: qui ci fu una delle colonne di Prima Linea più attive che sconvolsero la bergamasca con ben 118 attentati tra il 1976 e il 1980».

Il deputato del Carroccio si aspetta quindi una ferma e immediata condanna da parte del sindaco Giorgio Gori per l’esibizione dei P38 nel centro sociale cittadino, visto che l’edificio è di proprietà comunale, ma anche le scuse del Comitato Antifascista di Bergamo e dell'Anpi ai familiari delle vittime dei terroristi rossi e a tutta la città, «per aver legittimato sul palco dei relatori gli estremisti del Pacì Paciana che solo pochi giorni prima avevano organizzato la squallida serata».

«La Giunta Gori non dà spazi pubblici a chi "persegue finalità antidemocratiche anche proprie del partito fascista" – conclude Daniele Belotti -. Addirittura era stata negata una sala comunale per la presentazione del libro “I segreti del calciomercato” del giornalista sportivo Gian Paolo Bargiggia, perchè la casa editrice risultava vicina a CasaPound, ma consente concerti in cui si glorificano gli assassini della lotta armata comunista e le centinaia di attentati proletari?».

Nelle ore successive alla pubblicazione del post polemico del deputato leghista, il Pacì Paciana ha voluto rispondere. Mettendo innanzitutto in chiaro che «Progetto Adriana è estraneo ai fatti, l'organizzazzione del concerto è stata del Pací Paciana».

«Inutile girarci attorno - aggiungono poi i membri del collettivo orobico -: la posizione del centro sociale Pacì Paciana è una posizione pacifista. E infatti il movimento pacifista è in questi giorni sotto attacco da chi vuole vedere (e vendere) armi dappertutto. Abbiamo ospitato la performance della P38 perché riteniamo si inserisca nello stesso solco di Freak Antoni, degli Skiantos, di Paolo Rossi, di Dario Fo, della CCCP o dei nostrani Cornoltis: provocare, anche in maniera dura, per fare scaturire una riflessione».

«Cosa sono stati gli anni '70? Non è stato forse terrorismo, ieri, anche una parte di stato che deviava, depistava indagini e faceva cadere anarchici dalle finestre? Non è terrorismo Luca Traini, militante leghista, che apre il fuoco a Macerata ferendo delle persone africane? Non è terrorismo ritenere leciti accordi con i carcerieri libici che uccidono i migranti respinti dall’agenzia europea Frontex?».

«Non fa sorridere amaramente che chi starnazza di “cancel culture”, e rincara la dose con “non si può dire più niente”, appena una provocazione si discosta dalla presa in giro delle minoranze grida allo scandalo?».

«Il Pacì, impegnato in percorsi che attraversano oltre che le strade anche i canali istituzionali, è per la pace e l’unica violenza che conosce è contro povertà, precarietà e marginalizzazione delle persone. Chi ci attacca faziosamente può dire lo stesso?».

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