Gasp contento (a parte il gol preso): «Arbitri di noi stessi, non dello scudetto: vogliamo l'Europa»
Dopo il tre punti d'oro per l'Europa conquistati contro un avversario ostico come lo Spezia, Gian Piero Gasperini tira un sospiro di sollievo e suona la carica in vista delle due ultime gare. «A parte il gol preso, un errore pesante del quale da allenatore mi devo vergognare perché prendere una rete del genere vuol dire che non abbiamo fatto un buon lavoro, la squadra oggi è stata molto brava in tutti i reparti e in tutte le situazioni - ha detto il tecnico atalantino -. Abbiamo condotto a lungo la partita, avuto diverse occasioni e concesso pochissimo contro una formazione difficile da affrontare».
È tornato l’entusiasmo?
«Abbiamo un grande incitamento dai nostri tifosi, ci seguono numerosi anche in trasferta e il loro entusiasmo è contagioso. Anche nelle partite in casa dove non abbiamo ottenuto risultati, i giocatori sono sempre stati molto aiutati. Oggi sono felice in particolare per chi è venuto fino a La Spezia».
Ha colpito la sua esultanza dopo il gol di Pasalic, temeva un’altra beffa?
«Tutte le partite di questo campionato sono equilibrate, difficili. Col 3-1 a quel punto le probabilità di vincere erano alte».
Dodici vittorie in trasferta, è record.
«La squadra è viva e fa ottime prestazioni, ogni tanto condite da qualche episodio che ci mette in difficoltà. L'anomalia è stata il rendimento in casa, fuori casa siamo sempre andati forte».
Forse sono venuti a mancare i gol degli esterni. Fanno buone partite ma non sono stati incisivi come Gosens.
«Era Gosens l’esempio straordinario di realizzazioni. Ma quest’anno sono mancati anche i gol dei difensori, oggi ne abbiamo fatto uno dei pochi su calcio piazzato».
Dove vede Boga? Non lo si percepisce ancora dentro al suo gioco.
«È abituato a giocare molto defilato sulla fascia, ma io lo vedo anche più vicino all’area di rigore. Ha un dribbling straordinario e può fare la differenza. Sto cercando di farlo muovere in diverse zone del campo. È giovane e può diventare un giocatore importante».
La partita di oggi ha avuto numerose interruzioni.
«Nella seconda frazione a volte non si gioca nemmeno la metà del tempo effettivo. Ci sono interessi importanti per tutti ma c'è anche un limite. È una cosa negativa del nostro campionato, soprattutto se comparato agli altri. Quando ci sono delle simulazioni importanti vanno denunciate, oltre alle violenze».
La prossima gara affronterete il Milan. Sarete arbitri dello scudetto...
«Noi saremo arbitri di noi stessi, non dello scudetto. Sarà una gara importante per raggiungere l'Europa che per noi sarebbe un traguardo fantastico e a cui teniamo molto. La squadra ci crede ed è viva».
Quest’anno avete fatto fatica: fine di un ciclo?
«Per restare ad alti livelli e migliorarsi c'è sempre bisogno di mercati dinamici e di inserire anche nelle squadre vincenti nuovi elementi e soluzioni. Il calcio si rinnova. Rispetto a sei anni fa ci siamo rivoluzionati. In realtà non ci siamo abbassati noi, ma le altre squadre hanno alzato il loro livello ed è più difficile restare in prima fascia. Nell'andata abbiamo fatto il record di 38 punti e qualcuno ha pensato anche allo scudetto. Ma se si ragiona in questi termini per l'Atalanta è molto pericoloso. Quest'anno sembra un fallimento, ma oggi questa Atalanta può vincere la Coppa Italia non il campionato o la Champions».
Il suo futuro è a Bergamo?
«Io sono legato a questa società e a questo ambiente. Ho firmato un contratto a novembre per continuare a lavorare, poi le cose sono cambiate e molto dipenderà da che cosa deciderà la società. Personalmente ho grande riconoscenza e sono disponibile a qualunque soluzione anche al di là del contratto, ma non ne abbiamo ancora parlato e lo faremo solo a fine stagione».
Il direttore generale dell’Atalanta Marino l’ha paragonata a Sacchi per quanto ha dato al calcio italiano. Un bel riconoscimento.
«Un paragone esagerato. Sacchi è stato un mito per tutti, ha stravolto il calcio. A quell’epoca che giocavano a zona c’erano solo il Milan di Sacchi e il Pescara di Galeone. Poi ne scaturì una guerra di religione fra difesa a uomo e difesa a zona. Per me è molto meno, ma già il fatto che si dica che ho portato qualche novità in un ambiente difficile come il calcio è motivo di orgoglio enorme».
All’estero oggi tutti conoscono l’Atalanta. Che cosa c’è di meglio per un allenatore?
«Non è facile per una realtà come Bergamo farsi conoscere in tutto il mondo. Mi auguro che l'Atalanta faccia sempre meglio e di far parlare di lei ancora a lungo».