10 frasi in bergamasco sul mese di maggio
Sembra quasi una frase da Battiato, «La sira m’indàa a dì sö ’l rosare». E si rimpiange quella scusa per uscire dopocena
di Vecchio Daino
Le piogge sembrano avere lasciato il campo al sole, almeno momentaneamente, e il mese della Madonna si presenta in tutto il suo antico e sempre nuovo splendore. Animati dal ricordo di remote funzioni e di semplici magie che hanno segnato la nostra infanzia, ci apprestiamo a dedicarci, con rinnovato vigore, alle attività in prati, campi e orti. Seguendo i cicli immutabili della natura.
1. L’è ’l mis di àsegn
Una dedica contadina e profana al mese in cui i nobili e umili animali conoscono il periodo dell’estro. Non si esclude il malizioso riferimento a chi decide, proprio in questo periodo, di convolare a nozze. [Trad.: È il mese degli asini]
2. Me se regórde i panigaröle
Un tempo popolavano prati e campi, e le loro luci intermittenti spesso erano l’attrazione più magica e misteriosa di queste serate quasi estive. Adesso sono quasi scomparse, o forse siamo noi che abbiamo perso la capacità di stupirci per le piccole cose. [Trad.: Mi ricordo le lucciole]
3. La sira m’indàa a dì sö ’l rosare
Le funzioni serali dedicate alla Madonna erano un tempo molto frequentate, specialmente dai più giovani. Ma c’è chi sospetta che fossero più che altro rare occasioni per uscire di casa dopo cena. [Trad.: La sera andavamo a recitare il rosario]
4. Gh’è ciar fin’a tarde
Finalmente le giornate si sono allungate, e possiamo goderci i raggi del sole fino a tardi. Anche se, a dire il vero, il maltempo d’inizio mese non ha certo favorito le serate passate sul terrazzo. [Trad.: C'è chiaro fino a tardi]
5. A l’comènsa ol cóld
Lo diciamo con un certo fastidio perché, come si sa, non amiamo molto le temperature elevate. Ma, dopo l’umidità del periodo appena trascorso, abbiamo accolto il sole con un certo sollievo. [Trad.: Comincia il caldo]
6. L’è ’l tép del masèngh
Le ranze tornano a descrivere i loro archi lenti e solenni, togliendo ai nostri prati la capigliatura folta e un po’ sbarazzina tipica dell’inizio di primavera. E mettere in cascina il primo fieno dell’anno. [Trad.: È il tempo del maggengo]
7. A l’böta töt
Ormai il verde e i fiori trionfano ovunque, secondo il detto òia o mia òia, ol mis de mas a l’böta la fòia. A significare che i cicli della natura non mutano con la frequenza delle effimere convinzioni degli esseri umani. [Trad.: Fiorisce tutto]
8. Mè mia lassa zó i strass
Se teniamo fede al celebre proverbio, è il quaranta di maggio, cioè il dieci giugno, la data fatidica in cui abbandonare l’abbigliamento invernale, almeno per qualche mese. Del resto, la prudenza non è mai troppa. [Trad.: Non bisogna rinunciare al maglioncino]
9. Gh’ó de stàga dré a l’órt
È un mese cruciale per le nostre colture. Possiamo già vedere i frutti delle prime semine, ma anche l’orto vive un’esplosione vitale che ci impone la massima attenzione, per non vederlo trasformarsi rapidamente in una giungla. [Trad.: Devo curare l'orto]
10. De mas l’è bù ogne erbàss
Bergamini dentro, ricordiamo ancora che in questo periodo finisce di solito il fieno dell’anno prima, e non è ancora pronto quello di quest’anno. Le bestie devono così accontentarsi di un foraggio non di primissima qualità. [Trad.: A maggio è buona ogni erbaccia]