Mostra

Con “Time No Longer” la Gamec fa ritorno al Palazzo della Ragione

Dal 10 giugno al 16 ottobre nella prestigiosa Sala delle Capriate installazione audio-visiva ideata “su misura” da Anri Sala, celebre artista di origini albanesi

Con “Time No Longer” la Gamec fa ritorno al Palazzo della Ragione
Pubblicato:

La Gamec torna ad abitare la prestigiosa sede del Palazzo della Ragione con una nuova mostra firmata Anri Sala (Tirana, 1974). Partendo dalla sua più recente installazione audio-visiva, “Time No Longer”, il celebre artista di origini albanesi attiva un intenso dialogo con l’iconica Sala delle Capriate.

Riaffermando una modalità operativa già sperimentata, Sala ha interpretato il contesto architettonico del Palazzo della Ragione “non come un semplice contenitore, ma come un organo attivo”. Per l’artista ogni spazio fisico può portare con sé valori e memorie che, di volta in volta, l’interazione con l’opera d’arte può riattivare. Nel caso della Sala delle Capriate tale dinamica trova un ulteriore sviluppo – una sorta di amplificazione dell’effetto – in relazione alla storia secolare dell’edificio e agli antichi affreschi in esso contenuti.

Proiettato su uno schermo flottante lungo 16 metri, “Time No Longer” si concentra sull’immagine di un giradischi galleggiante in una stazione spaziale. Ancorato al solo cavo elettrico di alimentazione, il giradischi riproduce un nuovo arrangiamento di “Quartet for the End of Time”, una composizione realizzata dal musicista francese Olivier Messiaen, considerata la più celebre opera musicale composta in prigionia. Per la realizzazione di “Time No Longer”, Sala si è ispirato all’unico movimento solista del quartetto, “The Abyss of the Birds”, scritto per clarinetto e suonato dal commilitone e musicista algerino Henri Akoka.

Alla dimensione di solitudine e costrizione del clarinetto di Henri Akoka, fa eco la suggestiva storia del sassofono di Ronald McNair. Nel 1986 McNair, uno dei primi astronauti neri ad aver raggiunto lo spazio, e allo stesso tempo sassofonista professionista, aveva pianificato di suonare e registrare un assolo a bordo dello Space Shuttle Challenger. Questo sarebbe stato il primo brano musicale originale registrato nello spazio se il veicolo spaziale non si fosse disintegrato pochi secondi dopo il decollo, uccidendo tragicamente tutti gli astronauti a bordo.
Con la collaborazione del musicista André Vida e del sound designer Olivier Goinard, Anri Sala crea così un duetto fra due voci strumentali: una performance senza performer dove il clarinetto, a tratti, si confonde con il sassofono, unendo due momenti distanti nella storia e nel tempo, ma accomunati da un senso profondo di solitudine e allo stesso tempo di determinazione e volontà. La composizione musicale costituisce una colonna sonora dell’intenzione, alludendo alla registrazione pianificata ma mai realizzata da McNair.

La proiezione sospesa e il buio della Sala delle Capriate evocano l’assenza di luce e di gravità dell’universo, la dimensione del vuoto in cui galleggia il giradischi. Nella sala il buio è interrotto a tratti da bagliori di luce provenienti da alcune lampade posizionate sul retro dello schermo che, seguendo il ritmo della musica, illuminano la sala e, insieme a essa, i dipinti e gli affreschi disposti sulle pareti. I personaggi ritratti – tra cui la Vergine Maria e i Santi patroni della città Alessandro e Vincenzo, così come la figura della Giustizia, e in particolare i quattro angeli musici che, intenti a suonare i loro strumenti (una viola, una cornetta, un flauto e un organo), sembrano dialogare con i quattro musicisti di “Quartet for the End of Time” – si fanno così testimoni di un’umanità scomparsa, collegando temporalità diverse che attraversano il passato, il presente, e il futuro.

Seguici sui nostri canali