Il Museo del Gioiello di Vicenza Le foto sfavillanti dentro le sale

Il primo in Italia, uno dei pochi al mondo dedicato esclusivamente al gioiello. Inaugurato il 17 dicembre scorso e aperto al pubblico poco più di un mese fa, il Museo del Gioiello di Vicenza accoglie nove sale tematiche che ospitano circa 400 monili, per un percorso inedito che si snoda nel tempo e nelle culture. Uno spazio permanente di 410 metri quadrati, progettato dalla designer spagnola Patricia Urquiola, collocato all’interno della Basilica Palladiana, frutto dell’impegno della società fieristica vicentina per rendere la città un autorevole polo culturale del gioiello. Con l’aiuto di Molteni e Flos, la celebre archistar ha affrontato la sfida di far convivere un luogo iconico come la Basilica Palladiana, edificio storico del XVI secolo, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 1994, e un allestimento innovativo. Un incontro, insomma, tra Rinascimento e contemporaneo.
















Il Museo offre un’originale ed eterogenea esperienza estetica e conoscitiva sul gioiello, valorizzando un oggetto antichissimo e profondamente radicato nella cultura umana, raccontando storia e arte dei metalli preziosi in tutte le loro sfaccettature, dalla preistoria al futuro. L'antico dialoga con il contemporaneo e i capolavori etruschi o neoclassici sono affiancati dai gioielli più innovativi in 3D printing.
L’esposizione si sviluppa in un percorso declinato attraverso nove sale espositive, dai nomi eloquenti: Simbolo, Magia, Funzione, Bellezza, Arte, Moda, Design, Icone e Futuro. A ciascun gioiello la sua storia, raccontata per svelare il carattere poliedrico ed eclettico dei preziosi. Incentrato, quindi, su ambiti tematici e non cronologici, l’allestimento risponde alle più recenti ricerche museografiche internazionali. «Il Museo», racconta Matteo Marzotto, Presidente della Fiera di Vicenza, «rappresenta un progetto unico che valorizza la cultura del territorio e una delle sue principali vocazioni produttive. L’abbiamo pensato come un ambiente dinamico per i cultori e i collezionisti di gioielli, ma anche per le nuove generazioni».

Sala Design. Collana Fratelli Campana (2010)

Sala Funzione. Collana necessaire.

Sala Icone. Parure cammei e smalto.

Sala Magia. Pendente amuleto.

Sala Simbolo. Coroncina in diamanti, Stefano Papi.

Sala Futuro. Gioielleria prescritta a uso medico, collare per cervicale, Olga Noronha.

Sala Moda. Collana, Chanel.

Sala Bellezza. Collana, Chantecler (2001).
Il Museo è diretto da Alba Cappellieri, docente di Design del Gioiello al Politecnico di Milano. Le sale sono curate da esperti internazionali, quali Aldo Bakker, Gijs Bakker, Bianca Cappello, Franco Cologni, Deanna Farneti Cera, Graziella Folchini Grassetto, Stefano Papi, Maura Picciau e Paolo Maria Guarrera, Alfonsina Russo e Ida Caruso. Una scelta curatoriale di forte impatto, che si propone di restituire la complessità semantica del gioiello con punti di vista molto eterogenei. Il museo è dinamico anche nel suo principio espositivo: non esiste una collezione permanente, ma il flusso artistico cambia ogni due anni, come i curatori. Uno degli aspetti più originali è, infatti, la rotazione biennale delle opere che consentirà al visitatore di recarsi più volte all'interno di questo prestigioso luogo per ammirare sempre nuovi e diversi oggetti preziosi.
Tra le chicche esposte, la parure di corallo rosa appartenuta a Paolina Bonaparte, i bijoux de couture di Chanel e Schiaparelli, una spilla di diamanti e zaffiri del soprano Renata Tebaldi, la Zip creata da Van Cleef & Arpels per la Duchessa di Windsor, la spilla in pigmento verde di Giampaolo Babetto, il collier di Bulgari, il Tatoo di Tord Boontje, la collana Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany, la corona regale di Flora Sasson. Solo per citarne alcuni.