Braccia incrociate

Gap di Grassobbio: domani (24 giugno) otto ore di sciopero per ritardi nei pagamenti e ferie forzate

La Fiom Cgil: «L'azienda rifiuta il confronto, ma i lavoratori chiedono certezze sul loro futuro e soluzioni alternative»

Gap di Grassobbio: domani (24 giugno) otto ore di sciopero per ritardi nei pagamenti e ferie forzate
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Otto ore di sciopero, da tenersi domani (venerdì 24 giugno): è questa la decisione uscita questa mattina dall'assemblea sindacale della Gap di Grassobbio, azienda che impiega una ventina di lavoratori addetti alla carpenteria pesante e alla verniciatura.

Alla base dell'agitazione i ritardi nei pagamenti e le ferie forzate, anche quando il monte ore è già stato abbondantemente superato. La Fiom Cgil Bergamo, nel volantino che dichiara lo sciopero, denuncia infatti «i continui ritardi nei pagamenti delle spettanze e la messa in ferie forzate per significativi periodi (spesso a debito dei lavoratori in quanto le richieste di ferie superano il monte ore maturato)» e «il rifiuto a qualsiasi confronto sindacale per l'individuazione di soluzioni alternative a tutela di tutti i dipendenti oltre alla totale assenza di informazioni circa le sorti aziendali».

Una situazione difficile, che si protrae da tempo, e che ha spinto i lavoratori a decidere di incrociare le braccia.

«L'azienda, di fronte alle preoccupazioni espresse dai rappresentanti sindacali, si è limitata a dichiarare che il problema sarebbe l'aumento del costo delle materie prime – ha commentato Paola Guerini, rappresentante Fiom Cgil Bergamo -. Non abbiamo motivo di dubitarne, ma pensiamo sia comunque fondamentale aprire un dialogo per trovare soluzioni alternative, invece di scaricare i disagi interamente sui lavoratori. Alla Gap le relazioni sindacali sono spesso state tese, ma la totale mancanza di informazioni in un momento così difficile questa volta ha convinto i lavoratori a indire lo sciopero. In assemblea è emersa una forte preoccupazione per il futuro; l'azienda dovrebbe avere maggior rispetto per i propri lavoratori, molti dei quali sono lì da anni».

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