Giochi, dispetti e ambizioni per il Pirellone. La Lega blinda Fontana e la Moratti frena
Quelli che hanno cercato di lanciare la candidatura della vicepresidente e la posizione netta dei lumbard. Salta il polo centrista di Carretta
di Wainer Preda
Lui, lei, gli altri. È un intrigo di interessi politici incrociati, il dualismo Attilio Fontana-Letizia Moratti di cui tutti i giornali - nazionali e non -, parlano in questi giorni. Una sfida determinante, non c’è dubbio. Perché è chiaro che sulle sorti di Regione Lombardia e di chi andrà a governarla si gioca molto del futuro del Paese.
Che la Moratti fosse uno dei papabili candidati alla successione a Palazzo Lombardia, però, è noto da mesi. Soprattutto qualora Fontana avesse fatto un passo indietro. Così non è stato. Il presidente uscente, liberato dal peso dell’inchiesta giudiziaria sui camici - dalla quale è uscito prosciolto con formula piena «perché il fatto non sussiste» - ha deciso di riprovarci. Il candidato naturale, ovviamente, resta lui. Primo perché, tutto sommato, di riffa o di raffa, è riuscito a traghettare la Lombardia fuori dalla terribile emergenza Covid. Secondo perché per la Lega mantenere il vertice di Regione Lombardia equivale a una questione di vita o di morte.
Fontana è molto vicino a Matteo Salvini. E perdere il controllo di Regione più ricca d’Italia - con un bilancio superiore al Belgio, con le Olimpiadi invernali del 2026, la riforma della Sanità e l’Autonomia - per il Carroccio (e soprattutto per il suo leader) significa dire addio definitivo ai sogni di gloria. Un ulteriore ridimensionamento sarebbe intollerabile per la Salvini e la Lega: sia in ottica interna al partito, sia in ottica di coalizione, sia in ottica nazionale. Per questo lunedì 27 giugno Salvini ha blindato la ricandidatura di Fontana, in una riunione a cui ha partecipato anche Giancarlo Giorgetti, a sigillare l’unità del partito. Dunque, Salvini e la Lega faranno di tutto per mantenere Fontana al vertice della Regione. E lui si è detto disponibile a continuare.
Anche la Moratti ha buoni rapporti con il leader leghista. Ma per caratteristiche personali e rete di relazioni professionali e politiche, di lei Salvini si fida meno. Soprattutto perché nell’operazione “candidatura”, così dirompente sui giornali nell’ultima settimana, ci sarebbe la lunga mano di un alleato o presunto tale.
Per vedere meglio quanto sta accadendo, allarghiamo il quadro. In Sicilia, Forza Italia e soprattutto la Lega si oppongono alla ricandidatura di Nello Musumeci. I sondaggi fatti realizzare dai due partiti non sarebbero confortanti. Di qui il “niet” al presidente siciliano uscente, che però ha il pieno e intransigente sostegno di Giorgia Meloni. Giorgia, forte dei sondaggi e dei risultati delle amministrative, vuole anche il Lazio, dove potrebbe correre il cognato Francesco Lollobrigida, che dal canto suo ha già fatto capire di non volersi impegnare. Certo è che, se una delle due Regioni saltasse, Meloni arriverà a mettere in discussione il Fontana bis. Pertanto, ecco che Fdi fa arrivare una “velina” a Letizia Moratti: se ti candidi, hai il nostro sostegno. Alla Moratti, che già credeva nella sua corsa a Palazzo Lombardia, l’appoggio dei Fratelli deve essere parso come ali ai piedi. Di qui la sparata su tutti i giornali: «Pronta alla candidatura».
Poi però ci sono i giochi di equilibrio dentro la coalizione. Il coordinatore regionale lombardo di FdI Daniela Santanché, che di politica ne mastica, ha intuito che a forza di tirare troppo la corda c’è il rischio di spezzarla. (...)