Gorillas, la start-up delle spese a domicilio, se ne va dall'Italia
540 dipendenti licenziati. Coinvolta anche Bergamo. L’impresa tedesca aveva aperto in città nel settembre 2021 e si era inserita nel tessuto associativo. Ma ora l’azienda migra verso mercati più redditizi
A Bergamo il magazzino è già chiuso e così anche a Milano e Roma, mentre a Torino e Firenze andrà avanti fino a esaurimento scorte. Da lunedì quattro luglio, Gorillas, start-up tedesca fondata nel 2020 da Kagan Sümer e arrivata alla valutazione di oltre un miliardo, ha avviato le procedure di licenziamento di 540 fra lavoratrici e impiegati, impiegati allo stato attuale nelle cinque città in cui era presente, mettendo in liquidazione la società.
Lanciata nel mercato italiano a giugno 2021, la start up, che si occupa di consegna spese a domicilio tramite un sistema di Appa e dark store, in poco tempo aveva aperto l’attività in cinque città, tra cui anche Bergamo, dove nel settembre 2021 aveva avviato le sue operazioni, concentrandosi sui quartieri Caniana e Borgo Santa Caterina. Ora, dopo che già a maggio si era parlato di riduzione di personale e che da qualche tempo la definitiva uscita dal mercato italiano era nell’aria, è arrivata la comunicazione definitiva. Gorillas ha deciso di cambiare le proprie strategie a livello globale e d’ora in poi si concentrerà solo sui cinque mercati che garantiscono il novanta per cento dei suoi ricavi: cioè Germania, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e Stati Uniti (nella sola città di New York).
Niente più sedi in Italia, niente più delivery anche a Bergamo, dove il punto base era in via Corridoni. In città, la multinazionale si era dimostrata attenta alle possibilità offerte dal territorio tanto che, a poco tempo dall’apertura, aveva contattato la Dispensa Sociale gestita dall’associazione Ridò: «Pronto, ho visto che vi occupate di recuperare e ridistribuire le eccedenze alimentari. Noi abbiamo appena aperto e abbiamo qualche cassetta da regalare. Siete interessati?». Questa la chiamata per come è stata riportata sul sito della Dispensa Sociale, che racconta: «Al telefono ci ha chiama Antonio, giovane WH manager di Bergamo di Gorillas. Tra le prime iniziative intraprese nella nostra città dalla App che consegna la spesa a domicilio c’è la lotta allo spreco. Tempo dieci minuti, siamo saliti sul furgone e siamo andati a conoscere gli store di Gorillas in città. Così dall’apertura dell’attività di Gorillas a Bergamo, abbiamo allargato il nostro servizio con questa nuova collaborazione, la prima con un operatore digitale. Tre volte a settimana, i nostri volontari bussano al citofono Gorillas e i giovani addetti della App sono sempre pronti a darci una mano per caricare ciò che commercialmente non è più vendibile, ma assolutamente ancora buono da mangiare. Il tutto poi viene portato alla Dispensa Sociale di via Galimberti per la cernita e la ridistribuzione ai beneficiari».
Anche nel panorama dei diritti dei riders, prima dell’improvvisa chiusura, Gorillas sembra si distinguesse per alcune attenzioni. Lo ha raccontato al Corriere della Sera un giovane di Torino: «Non posso dire di essere stato sfruttato, perché al contrario di altre realtà non sono pagato a consegna». Il giovane ha riportato 8 euro all’ora per 30 ore settimanali, e che con le mance e i bonus riusciva ad arrivare sempre a mille euro mensili. Proprio lo scorso 29 aprile Gorillas aveva sottoscritto con Fit-Sisl l’accordo per inquadrare i rider con il Contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto Logistica, Trasporto merci e spedizione. Il sindacato non ha tardato a far sentire la propria voce sulla questione: «Questo comportamento è ritenuto da noi inaccettabile, considerando che la società si è collocata su un mercato in forte espansione. Per questo motivo, ci riserviamo di contestare tale decisione della star-tup con sede madre a Berlino, chiedendo formalmente un incontro presso l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma. Questo episodio ripropone il dibattito su come tali piattaforme di food delivery si insedino nel nostro Paese in assenza di chiare e definite regole che tutelino le lavoratrici e i lavoratori. Siamo certi che il Ministero del Lavoro si interesserà alla vicenda pertanto, nei prossimi giorni, chiederemo un incontro ufficiale al Ministro Orlando per affrontare l’incresciosa questione».