Torna la Brunone Sherpa Vertical per aiutare i rifugi isolati. Quest’anno si porta su pure l'acqua
La risalita parte da Fiumenero e l’obiettivo è trasportare 1300 chili di spesa e 300 litri di acqua al più alto rifugio delle Orobie.
Sabato 9 luglio sveglia presto, zaino vuoto (ma ancora per poco) in spalla e ritrovo alle 7 a Fiumenero di Valbondione. L’appuntamento è con la Brunone Sherpa Vertical, un’iniziativa di solidarietà nata da un’idea di Cinzia Bertasa e con l’obiettivo di aiutare i rifugi più disagiati da un punto di vista logistico, altrimenti raggiungibili solo in elicottero.
Il rifugio Baroni al Brunone, con i suoi 2710 s.l.m., è uno dei più alti delle Orobie e regala un paesaggio mozzafiato. In senso letterale, perché è considerato forse il più faticoso da raggiungere con il suo dislivello di millecinquecento metri. Situato al cospetto della parete Orientale del Pizzo del Diavolo di Tenda, tra la luce della Luna e le migliaia di stelle che solo a più di due mila metri appaiono, tra stambecchi in controluce e fischi di marmotte, è un luogo dove si incontrano solo i veri appassionati della montagna.
Tra le informazioni generali lasciate sulla pagina Facebook dell’evento, gli organizzatori ricordano che la risalita non è una gara, ma un percorso a passo libero, aperto a tutti, anche se un po’ di allenamento è necessario, dato che i tempi di risalita indicati dal Cai arrivano alle quattro ore. Non c’è bisogno di iscriversi, ma la risalita potrà avvenire fino a esaurimento scorte. Novità di quest’anno: agli oltre milletrecento chilogrammi di spesa, pane, frutta, lattine, pasta, farina, vettovaglie e tanti altri prodotti a lunga scadenza da portare fino in cima, si aggiungono trecento litri di acqua.
Si tratta di un gesto simbolico per ricordare che l’acqua è un bene prezioso, di prima necessità e senza il quale i rifugi chiuderebbero. Caricarsi in spalla litri e litri significa è un gesto nato nel solco della volontà di sensibilizzare all’uso moderato, a evitare gli sprechi e a cercare di fare ciascuno il possibile per contrastare l’emergenza siccità. Il gestore del rifugio, Marco Brignoli, è preoccupato, perché il piccolo nevaio a monte durante lo scorso inverno non ha accumulato praticamente neve e la mancanza dell’acqua di scioglimento causa enormi problemi, soprattutto per il funzionamento della turbina idroelettrica che fornisce energia. La previsione più fosca è quella che lo vedrà costretto a chiudere il rifugio già ad agosto.
La situazione è paradossale se si pensa che la zona, proprio perché si arrampica molto in altitudine, è ricca di acqua e il cammino stesso segue il torrente della valle per gran parte del percorso, attraversando vari ruscelli. In stagione secca possono apparire come dei rigagnoli, ma diventano impetuosi in caso di temporali.