45 anni, condannata a morte in Giordania

Sajida, la mancata kamikaze che l'Isis vuole in cambio del pilota

Sajida, la mancata kamikaze che l'Isis vuole in cambio del pilota
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Kenji Goto in cambio di Sajida alRishawi. È questo lo scambio chiesto dagli jihadisti dell’Isis per liberare l’ostaggio giapponese, il giornalista che è stato catturato nell’ottobre scorso insieme a un suo amico contractor, la cui uccisione è stata divulgata con un video in stile Isis. La donna al centro dello scambio, Sajida alRishawi, è comparsa sulla scena terroristica dieci anni fa. È una kamikaze mancata. Nel 2005 venne arrestata ad Amman mentre con il marito stava per compiere un attentato. Si trattava di provocare tre esplosioni contemporanee al Radisson Hotel mentre era in corso un banchetto nuziale, e in altri due hotel della capitale giordana. Al marito l’impresa riuscì, uccidendo 38 persone in un colpo solo su 56 morti totali degli attacchi. A Sajida si inceppò la cintura al tritolo. Fuggì grazie al panico generale e la polizia la catturò quattro giorni dopo, a Salt, una città a 30 km a nord di Amman che all’epoca era considerata una roccaforte islamista. Il triplice attentato di cui Sajida fu l’unica superstite dei quattro kamikaze, scosse la Giordania e la polizia volle che la sua confessione fosse pubblica.

 

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La confessione in diretta tv. Così, una volta arrestata la fecero confessare in diretta tv. Dapprima la donna ammise il suo coinvolgimento e la sua esperienza nel maneggiare cinture esplosive. Le fecero vedere un corpetto esplosivo e lei spiegò nei dettagli il funzionamento dell’ordigno, la dinamica degli attentati al Radisson e cosa le si inceppò. Durante il processo, però, Sajida ritrattò quanto detto in tv e disse di essersi sposata solo il giorno prima dell’attentato. Non le credettero e fu costretta ad ammettere che si unì al jihad per vendicare la morte dei suoi tre fratelli uccisi dalle truppe Usa in Iraq. Oggi ha 45 anni, anche se dalle immagini televisive e dalle foto che sono circolate, già quando la arrestarono dieci anni fa ne dimostrava molti di più. Nel 2006 venne condannata a morte, ma quello fu l’anno in cui la Giordania aderì alla moratoria sulla pena di morte. Sajida è rimasta in carcere in attesa di un nuovo pronunciamento dei giudici, ma quando il mese scorso nel Paese sono riprese le esecuzioni capitali, Sajida è in pole position per l’esecuzione.

Il fratello di Sajida. Di origini irachene, Sajida è la sorella di un importante martire del jihad, Thamer Mubarak Atrous alRishawi, molto vicino all’ispiratore del sedicente califfo Abu Bakr alBaghdadi, Abu Musab alZarqawi, uno dei capi di alQaeda in Iraq, ucciso nel 2006 dagli Usa. AlBaghdadi all’epoca era luogotenente di AlZarqawi (la separazione tra Isis e alQaeda arriverà molti anni dopo e in seguito a lotte intestine). Il fratello di Sajida venne ucciso dagli americani nel 2004 a Falluja, in Iraq e il suo nome entrò nell’Olimpo degli jihadisti per via delle importanti “missioni” che riuscì a portare a termine. Prima di tutto uccise, nel 2003, Mohammed Bakr al Hakim, uno dei vertici dell’islam sciita iracheno, e poi assaltò il quartier generale delle Nazioni Unite di Baghdad ammazzando l'inviato speciale dell'Onu nel Paese, ‪Sérgio Vieira de Mello.

 

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La liberazione di Goto e di Sajida. Mercoledì 28 gennaio si sono succedute una serie di notizie sia da parte della tv alJazeera, sia dagli account twitter dei miliziani dell’Isis, secondo le quali Kenji Goto e Sajida alRishawi sarebbero stati liberati nell’ambito di una scambio di prigionieri. Insieme al giornalista giapponese si era diffusa la notizia della liberazione anche di Muadh alKassasbe, il pilota giordano catturato dagli jihadisti la vigilia di Natale. Il suo aereo, impegnato in una missione della coalizione internazionale che lotta contro il sedicente Stato Islamico, stava sorvolando Raqqa, la capitale dello Stato Islamico, quando è stato abbattuto. I combattenti del califfo alBaghdadi avevano fatto prigioniero il giovane pilota del quale la Giordania da oltre un mese chiede la liberazione. AlKassasbe fa parte di un potente clan giordano vicino alla monarchia hashemita e per questo motivo le autorità giordane hanno così a cuore la sua sorte. Anche la notizia della sua liberazione era stata diffusa da alJazeera, ma il ministro degli Esteri giordano nella serata di mercoledì ha smentito.

Tutto da rifare quindi? Sembrerebbe più corretto dire che si è a un punto di stallo che deve essere sbloccato. Il ministro degli Esteri giordano, ha infatti spiegato che alla base della decisione di trovare l’accordo per lo scambio con i miliziani vi sarebbe il fatto che «abbiamo chiesto rassicurazioni sullo stato di salute del nostro pilota e non ne abbiamo ricevute». La Giordania teme infatti che alKassasbe sia stato ucciso perché il 3 gennaio la tv araba al-Mayadeen, che ha sede a Beirut, e l’agenzia stampa turca Anadalou hanno riferito dell’uccisione del pilota ad opera dei jihadisti dopo che era fallito il blitz di un commando Usa per liberare il prigioniero. Una notizia, anche questa, mai confermata.

In realtà anche la notte tra mercoledì e giovedì gli jihadisti hanno minacciato di uccidere il pilota, al tramonto di oggi, 29 gennaio, se la Giordania non rilascerà Sajida alRishawi. E in nuovo messaggio audio diffuso nella notte l’ostaggio giapponese Kenji Goto ha rivolto un appello alle autorità giordane affinché consegnino Sajida al confine turco entro il tramonto.

Nei giorni scorsi, dopo la morte per decapitazione dell’altro ostaggio giapponese, Goto era apparso in un video e aveva già chiesto la liberazione di Sajida. Era questa l’unica possibilità perché anche lui si salvasse. E chiese di intercedere presso i giordani alle autorità nipponiche. «Il tempo sta per scadere» disse, «si tratta di me in cambio di lei. Sajida è stata prigioniera per dieci anni, io solo per pochi mesi. Mi restano solo 24 ore di vita. La palla è ora nel campo giordano». Ma il governo giordano sembra non cedere sulla liberazione della donna in cambio del loro connazionale nelle mani degli jihadisti. Cosa su cui lo Stato Islamico non fornisce rassicurazioni.

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