A causa della siccità, nella campagna bergamasca si trincia il mais con un mese di anticipo
Coldiretti Bergamo denuncia la situazione in cui si trovano agricoltori e allevatori: «Corsa contro il tempo per salvare il salvabile»
Nella campagna bergamasca, gli agricoltori trinciano il mais in anticipo di circa un mese a causa della siccità e delle alte temperature. È quanto affermato oggi (giovedì 14 luglio) da Coldiretti Bergamo in riferimento alla nuova grande ondata di caldo in arrivo sulla Lombardia con picchi vicini ai 40 gradi, che andrà ad aggravare la situazione di emergenza nelle campagne.
In diverse aree del territorio provinciale, ha precisato Coldiretti, stanno entrando in azione le trinciatrici per tagliare il mais da foraggio, sebbene le piante non siano ancora mature: una scelta obbligata per gli agricoltori, per evitare di vedere seccare tutto in campo e perdere così completamente la produzione. «Nonostante abbia fatto la scelta di destinare all’irrigazione del mais la poca acqua che avevo a disposizione – ha dichiarato Bruno Biffi, agricoltore di Fara Gera d’Adda immortalato nella foto di apertura dell'articolo – molte piante stanno già seccando e per non perdere tutto ho deciso di anticipare di un mese la trinciatura, anche se le pannocchie non si sono ancora formate e il prodotto finale non sarà di grande qualità. Purtroppo ho già perso gran parte della produzione di fieno e non posso permettermi di perdere anche tutto il trinciato di mais. In stalla ho circa 200 capi bovini e rischio di non avere il foraggio per alimentarli nei prossimi mesi».
È una corsa contro il tempo per cercare di salvare il salvabile, ha aggiunto l’associazione, anche se nelle campagne già oggi si stimano cali di circa un terzo per le produzioni di orzo e frumento, mentre le perdite per i foraggi sfiorano ormai il 50 per cento e lo stesso vale per le rese nei raccolti di mais. Nelle stalle, poi, le mucche stanno producendo circa il dieci per cento in meno di latte, ma siccità e caldo minacciano anche le mandrie che risalgono verso i pascoli di montagna, in cerca di erba e temperature più fresche. La mancanza di acqua e il caldo rischiano infatti di seccare i prati e di prosciugare le pozze dove si abbeverano gli animali.
Una situazione di grave crisi idrica che accomuna la Bergamasca a molte altre zone della Lombardia e d’Italia, tanto che secondo la Coldiretti è a grave rischio per la siccità quasi la metà (46 per cento) degli agricoltori italiani, per un totale di 332mila imprese. Il ministro dell'Agricoltura, Stefano Patuanelli, ha annunciato la probabile estensione dello stato di emergenza per la siccità ad altre quattro regioni, ovvero Lazio, Umbria, Liguria e Toscana: ciò dopo che il Consiglio dei Ministri lo aveva già deliberato per Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Si tratta di un impatto devastante sulle produzioni nazionali, con danni che superano i 3 miliardi di euro.