Faida tra trapper, Simba La Rue conferma: nessun sequestro, tutta una montatura per i social
Mohamed Lamine Saida è stato interrogato dal gip dopo l'arresto. Si è parlato anche dell'accoltellamento di Treviolo, dove ha rischiato grosso
Simba La Rue, trapper ventenne di origini tunisine accoltellato lo scorso giugno a Treviolo, ha confermato quanto raccontato dai membri del suo gruppo nell'interrogatorio di ieri (2 agosto): il sequestro del rivale Baby Touché non sarebbe altro che una farsa per acchiappare like e visibilità sui social. Di fronte al gip, Mohamed Lamine Saida (vero nome del ragazzo) si è presentato in stampelle, reduce da un intervento all'arteria femorale.
Venerdì scorso è stato arrestato insieme ad altri otto amici, con accuse a vario titolo: rapina, lesioni e sequestro di persona, nell'ambito di un’inchiesta condotta dai carabinieri della Compagnia di Milano Duomo. «Era lui che mi mandava post sui social, provocazioni, messaggi offensivi», ha raccontato Simba La Rue. A dare inizio a questa “faida” tra gruppi un'aggressione a Milano, lo scorso inverno: il ventenne sarebbe stato pubblicamente umiliato dal gruppo del rivale, che avrebbe anche lanciato sassi in sua direzione mentre filmavano un video.
Poi c'è la rapina dell'1 marzo, sempre a Milano: secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, Simba e cinque amici avrebbero aggredito, picchiato e rapinato un giovane dell'altro gruppo. Davanti al gip, Saida si è giustificato spiegando che si trattava di «una specie di vendetta contro un ragazzo che c'era durante l'aggressione del mio amico a Padova». E poi ha proseguito aggiungendo dettagli: gli avrebbero teso una trappola con l'aiuto di una ragazza e lo hanno aggredito.
Filmare le aggressioni per ottenere like e visibilità
I video sono un punto importante di tutta questa vicenda, sfruttati come strumento per fare like sui social o aumentare visualizzazioni e visibilità. E proprio questo sarebbe il motivo alla base dell'aggressione e del (presunto) sequestro di Baby Touché, nome d'arte di Mohamed Amine Amagour, residente nel padovano, avvenuto a inizio giugno. Secondo le ricostruzioni, il trapper sarebbe stato accerchiato e picchiato in via Boifava a Milano da alcuni membri del gruppo di Simba, che ora ha raccontato la sua versione dei fatti confermando quanto già dichiarato dal manager Malippa nell'interrogatorio.
«Sono andato da lui e gli ho detto di fare uno scontro fisico. Sì, ci siamo picchiati – ha spiegato La Rue – ma Touché è più esile. Così mi sono fermato e gli ho detto che, visto che mi aveva umiliato, ora era il suo turno. È salito in macchina di sua spontanea volontà. Io non l'ho sequestrato». Con lui, in macchina, altri due amici. Simba si è preso anche la responsabilità degli insulti e umiliazioni di fronte al volto sanguinante e tumefatto di Touché che si sentono nel video. «Sì, ci siamo messi d'accordo. Anche perché lui era intenzionato a sfruttare mediaticamente il video. Abbiamo anche programmato di far uscire una canzone insieme».
Infine, l'aggressione a Treviolo il 15 giugno scorso, che avrebbe potuto costare la vita al giovane ventenne. Simba ha raccontato di fronte al gip di non sapere chi sia stato a ferirlo, «erano tutti bardati, erano sei o sette». Ma ipotizza possa trattarsi di amici di Touché. Sulla pistola che invece gli è stata sequestrata, Saida ammette: «Mi sono reso conto dell'assurdità di tutto quello che è successo che non giova a nessuno». Intanto la difesa ha chiesto gli arresti domiciliari.