La rinascita

Mai vista così tanta gente in centro la sera: Bergamo è pronta per la nuova "Belle époque"

Dagli Anni Settanta e fino a ieri l'area del Sentierone era desolata. Ci volevano un'idea, coraggio e quattrini. Chi guida la città li ha trovati

Mai vista così tanta gente in centro la sera: Bergamo è pronta per la nuova "Belle époque"
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di Paolo Aresi

Non ho mai visto un centro di Bergamo così affollato la sera. Era sabato verso le 22.30 e ho deciso di fare un giro in bicicletta per vedere la nuova Piazza Dante illuminata e davvero mi sono stupito, c’erano persone di ogni età: giovani, famiglie, bambini. Molti in Piazza Dante, tanti sul Sentierone, ma parecchia gente anche in piazza Pontida e persino in piazzetta Santo Spirito e nel tratto iniziale di via Pignolo... davvero una bella cosa. Tavolini dei bar occupati, gente seduta sulle panchine che mangiava il gelato, bambini che correvano dietro al pallone tra la Procura e il giardinetto... Finalmente ho visto il centro animato: una bella soddisfazione per chi ha guidato la città in questi anni, per Gori e soci.

Il centro davvero non lo avevo mai visto così vivace, con l’eccezione delle serate in cui c’erano delle iniziative speciali, tipo “Notti di Luce”, con concerti e spettacoli. Il cuore di Bergamo, dopo l’intervento del Piacentini, visse anni di gloria nei decenni che vanno dalla metà degli Anni Venti fino al termine dei Sessanta. In quel periodo il centro era nuovo, davanti al Balzer, al Moka Efti (Colleoni), al Savoia (oggi non c’è più), al Nazionale suonavano le orchestrine, comprese quelle del jazz. Entrare al Balzer era un po’ come varcare la soglia di una chiesa, bisognava comportarsi secondo l’etichetta, con quei camerieri perfetti, azzimati, tirati a lucido, eleganti e gentili... come dei maggiordomi. Poi, dagli Anni Settanta fino a ieri, la desolazione e poi le discussioni su come fare per riesumare un moribondo.

Ci volevano un’idea, un po’ di coraggio, e un po’ di quattrini.

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Negli Anni Settanta, alla sera, non si usciva troppo volentieri. Troppe tensioni, paure. In quel periodo, però, si pone la riscoperta di Città Alta. Quella parte di Bergamo considerata per mezzo Novecento come un luogo triste e appartato, buono al limite per la sensibilità di qualche intellettuale, da metà Anni Settanta si rivelò soprattutto ai giovani come un luogo d’incanto, romantico. Il passeggio residuo si trasferì lassù ed esplose negli Anni Ottanta. Un successo che non è mai tramontato, ma che ora deve fare i conti con la Bergamo Bassa riscoperta.

Città Alta si svuoterà di nuovo? No, salvo altri disastri che nessuno si augura, tipo pandemia. Perché oggi lo stile di vita è cambiato, si tende a uscire molto di più rispetto a cinquant’anni fa. E poi ci sono i turisti, che nel Novecento erano rarità. Oggi, Bergamo è piena di visitatori che vengono da ogni dove, dalla Lombardia come dall’America, dalla Spagna come dall’Asia.

Il futuro di Bergamo Bassa sembra destinato a un successo durevole. A meno che (...).

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