Gli effetti del Wi-Fi sul nostro corpo

La questione è delicata e ancora dibattuta, eppure, in attesa di ulteriori indagini e conferme accertate, varrebbe la pena di utilizzare con le necessarie precauzioni e per un periodo limitato computer, tablet, smartphone, cellulari e ogni altro dispositivo che emetta onde elettromagnetiche senza fili, più note come Wi-Fi. Un recente report britannico, pubblicato sul Jounal of Microscopy and Ultrastructure, ipotizza infatti che queste concentrazioni molto elevate, alla lunga, possano essere causa di danni alla salute. Il rischio esiste per tutti, ma a farne maggiormente le spese sarebbero soprattutto i feti e i bambini, perché più vulnerabili alle radiazioni.
Il report. Prima di emettere una (quasi) sentenza contro queste onde invisibili, gli autori della relazione hanno preso in considerazione diversi studi pubblicati tra il 2009 e il 2014, documenti governativi, simulazioni al computer e dati sui cellulari, arrivando alla fine a concludere che in ogni caso queste particolari radiazioni – chiamate MWR – sono dannose per tutti, adulti e piccini.
In particolare per questi ultimi, e poco importa che siano già nati o ancora nel pancione della mamma, perché le attirerebbero come una calamita e le introietterebbero come una carta assorbente, con possibili conseguenze sullo sviluppo o eventuali danni cerebrali. La ragione? Il cranio di bambini è più sottile, la dimensione relativamente più piccola e i tessuti più penetrabili; questo significa che le radiazioni possono attaccare e superare con maggiore facilità, causandone la degenerazione, la guaina mielinica protettiva che circonda i neuroni cerebrali. A detta degli esperti, negli ultimi dieci anni, complice l’elevato utilizzo di componenti di alta tecnologia, si sta assistendo a un aumento del numero di bambini con disturbi neurologici di diversa natura, ai quali però si può porre un rimedio e un controllo facendo ricorso alle corrette precauzioni.
Le misure preventive. Allarmismi eccessivi per mamma e papà? Forse, perché la certezza è ancora racchiusa nella risposta di future indagini. Tanto più che al momento la questione sembra in bilico fra due fuochi: da un lato c’è infatti la scarsa intensità delle onde emesse dal Wi-Fi, annullandone quindi il rischio di effetti collaterali importanti, rispetto ad altre radiazioni (come quelle 100 mila volte più potenti emesse dal forno a microonde o dei televisori, dei tablet e dei computer portatili) presenti negli ambienti domestici.
Un dato confermato anche dalla Health Protection Agency, che sta monitorando da tempo la sicurezza del Wi-Fi, e da quanto riferito dal Daily Mail, secondo cui sedere vicino a un dispositivo Wi-Fi per un anno intero equivarrebbe a ricevere all’incirca la stessa dose di onde radio di una chiamata di 20 minuti al telefonino. Quindi, in buona sostanza, le onde senza fili potrebbero aumentare la temperatura dei tessuti interessati dalle loro radiazioni, ma ciò avviene solo a livelli molto elevati di esposizione.
D’altra però c’è il fatto che le stesse case produttrici di computer e tablet o di alta tecnologia, benché i dati di esposizione siano risultati invariati per 19 anni, invitano gli utenti a prendere delle precauzioni. Come utilizzare i dispositivi, ad esempio, ad una distanza ragionevole di sicurezza, pari a circa 20 centimetri dal corpo, o di non indossarli in caso di gravidanza, in questo modo davvero minimo il rischio per il feto di assorbire onde wi-fi. Fra le altre raccomandazioni poi si suggerisce di evitare l’uso di giocattoli wireless da parte dei bambini; che le ragazze e le donne adolescenti non mettano i cellulari nel reggiseno o in punti di contatto estremo con il corpo come sotto i vestiti in genere o nelle tasche (questo vale anche per gli uomini, naturalmente) e che il governo riveda con sollecita urgenza i limiti di esposizione, abbassandoli ulteriormente.
Altri studi. Quella britannica non è la prima ricerca al riguardo. Il Consiglio d'Europa anni fa aveva già caldeggiato il divieto di utilizzo di cellulari e reti wireless nelle scuole per prevenire potenziali problemi alla salute dei minori. La raccomandazione si fondava sul risultato di alcune ricerche secondo cui la Sindrome da Intolleranza ai campi elettromagnetici potrebbe essere implicata nello sviluppo di malattie importanti fra cui il cancro, la leucemia e l'Alzheimer. Ancora, sul tema, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IRIC) classifica i campi elettromagnetici a radiofrequenza come Gruppo 2B (ovvero forse cancerogeni per l'uomo), la stessa categoria a cui appartengono piombo, cloroformio, vapori della benzina e il DDT, già noti per gli effetti nocivi sulla salute. Quindi, meglio non rischiare e non abusare in ogni caso della tecnologia che sia con o senza fili, anche se gli effetti da esposizione possono comparire a distanza di decenni.