Scout belgi intossicati: malori e attacchi d'ansia, ma stanno tutti bene. Il punto di Ats Bergamo
Il gruppo di turisti di Anversa è tornato all’ostello di Monza, dove probabilmente hanno consumato del pesce contaminato da qualche batterio
A quanto pare, stanno tutti bene: erano già stati dimessi domenica 7 agosto sera dalle strutture in cui erano stati curati i 13 scout di Anversa (Belgio), che si erano sentiti male mentre si trovavano col loro gruppo, formato da 48 membri in totale, nel locale “Il Forno” in Città Alta.
Molti non avevano fatto neanche in tempo a mangiare i prodotti della forneria che già avevano iniziato, intorno alle 19,15, ad accusare sintomi quali pallore, spossatezza, conati di vomito e alcuni addirittura diarrea e cefalea (mal di testa). Poi la situazione era degenerata, con una decina di casi, e c’erano stati anche svenimenti: a quel punto, nonostante prima gli stessi ragazzi l’avessero rassicurata, la titolare Simona Pesenti ha deciso di chiamare i soccorsi, arrivati poi lungo la Corsarola con cinque ambulanze, che hanno portato i poveri turisti negli ospedali di Bergamo, Seriate e Ponte San Pietro.
Giunti nelle strutture alle 21 circa, nella stessa nottata sono poi stati dimessi e hanno fatto ritorno all’ostello di Monza dove alloggiavano. Lo stesso in cui, secondo i loro stessi racconti, alcuni (quelli poi ricoverati) avrebbero mangiato del pesce nella serata di sabato 6 agosto e anche a pranzo il giorno dopo, prima di fare tappa a Bergamo. Poco dopo avevano iniziato a sentirsi strani, anche durante il viaggio in pullman. Forse la caccia al tesoro fatta domenica pomeriggio, sotto al sole, ha favorito l’incubazione di qualche batterio, dato che i medici hanno parlato di probabile gastroenterite, comunque di sicuro un’intossicazione alimentare.
Nessuno di loro è stato comunque ricoverato, inoltre cinque erano stati accompagnati in nosocomio più che altro per attacchi d’ansia dovuti alla situazione. «Presso il locale di Bergamo, tutto il gruppo ha ordinato del cibo e ha bevuto bevande in bottiglia e altre bibite confezionate - ha spiegato Ats Bergamo -. Da quanto riferito dalla titolare dell’attività commerciale, i primi sintomi sono comparsi in concomitanza con la distribuzione del cibo ordinato. Considerato che il locale si trova su una via altamente frequentata e che non sono pervenute altre segnalazioni di casi analoghi, si è esclusa la responsabilità di quanto consumato come causa del malessere, anche in considerazione delle tempistiche di insorgenza dei sintomi».
La forneria quindi, come del resto si pensava fin dall’inizio, non c’entra niente con l’intossicazione alimentare. «Dalle prime informazioni acquisite» si è appreso che «le persone coinvolte avevano mangiato un pasto a base di pesce la sera precedente presso la struttura in cui erano ospiti, sita in provincia di Monza Brianza. Nello stesso luogo avevano consumato il pranzo della domenica», ha poi specificato nella nota diramata ieri.
«A seguito di informazioni telefoniche acquisite presso il Pronto Soccorso delle varie strutture sanitarie della provincia, si è appreso che tutti i 13 componenti del gruppo sono stati dimessi senza ricovero - ha concluso Ats -. In nessun caso è stato effettuato esame copro-colturale, ma solo esami ematochimici». Resta in ogni caso da capire come i giovani abbiano contratto la malattia, sebbene in estate infezioni di questo tipo siano abbastanza comuni, con il proliferare di microrganismi soprattutto in alimenti ittici quando non vengono consumati nell’immediato, oppure scongelati e conservati in maniera scorretta. Sollevati per il lieto fine della vicenda i titolari de “Il Forno”, che, nonostante non avessero alcuna colpa, hanno espresso contentezza dopo aver saputo che i ragazzi stavano meglio.