Sono quaranta le figure professionali che mancano ad Ats Bergamo. Ora si guarda all’estero
Niente ricambio generazionale per medici, tecnici, direttori. La vecchia guardia va in pensione, a mancano giovani formati
Il cortocircuito è totale. Ogni anno, da tempo, centinaia di ragazze e di ragazzi vedono infranto il proprio sogno di diventare medici davanti a un test che fa di una crocetta il destino dei propri studi. E ora, in Italia, non ci sono più medici per garantire il turnover. Non solo, in tutto l’ambito delle professioni sanitarie e collegate alla sanità la prospettiva denunci decenni di miopia e di navigazione a vista.
Dopo quarant’anni anni di lavoro lil nocciolo storico di professionisti della sanità sta andando progressivamente in pensione e, nel frattempo, diventa complicato, quando non impossibile, trovare nuove forze. L’Ats di Bergamo, davanti a una diminuzione dell’organico da 580 dipendenti a 540 in tre anni, i bandi che adesso vengono lanciati per assumere nuovo personale spesso vanno deserti o hanno una partecipazione così bassa da non riuscire a coprire tutti i posti vacanti.
È arrivato il momento del ricambio generazionale, ma il ricambio generazionale non ci sarà. Al suo posto, un grande buco e tanti punti di domanda sul come risolverlo. A Bergamo, si parla di una quarantina di figure professionali in meno nel giro di tre anni. È quanto sta accadendo all’Ats, Agenzia per la tutela della salute, della nostra provincia. Mancano non solo i medici, tema ormai tristemente noto. Mancano anche infermieri, tecnici e dirigenti che stanno lasciando il proprio incarico, nella maggior parte dei casi per raggiunti limiti d’età. L’Ats di Bergamo sta pensando di andare a recuperare le nuove forze fuori dai confini nazionali, come spiegato da Massimo Giupponi, direttore generale dell’Ats di Bergamo a L’Eco di Bergamo: «Il progetto c’è, e ci stiamo lavorando, a partire dalle interlocuzioni con gli Ordini professionali, ed è già stato avviato un passaggio anche con alcune Università italiane. La situazione è diventata strutturale. Bisogna pensare nuovi modelli organizzativi, per esempio, attraverso una formazione professionale più aggiornata ed avanzata che consenta di dare incarichi ad alcune figure così specializzate, incarichi che prima venivano coperti da altri professionisti. Questa dell’estero è una opzione che non possiamo trascurare, il problema del ricambio generazionale è incalzante: le figure che servono, nel comparto sanità adesso proprio non si riescono a trovare». Ai bandi per medici si presentano in pochi. Basti prendere il bando lanciato da Regione Lombardia a inizio estate. I posti erano 105, a rispondere sono stati in 15. I bandi deserti o con un numero di partecipanti troppo basso per coprire tutte le necessità sono una realtà, va detto, che comunque non coinvolge soltanto l’Ats di Bergamo.
«Si tratta di bandi che vengono fatti in associazione con altre Ats o con altre aziende del comparto sanitario – ha spiegato Giupponi sempre al L’Eco – . I partecipanti arrivano quasi sempre dalla Lombardia, o dalle regioni limitrofe, ma il problema è che le adesioni sono sempre più basse rispetto alle necessità: se il bando è per esempio per sette tecnici, è capitato che i candidati fossero anche meno della metà». Dopo tre anni, ci si ritrova con quaranta posti vuoti, con una concentrazione di almeno una decina di incarichi scoperti nel Dipartimento di Prevenzione. I pensionamenti, nel mentre aumentano, ma la capacità di arginarli continua a mancare, se non con soluzioni estreme, come l’estero.