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Addio a Giorgio Rohrich: ha plasmato generazioni di tennisti bergamaschi

Iniziò ad allenarsi sui campi della Legler a 16 anni e le ultime gare nel 2018 lo vedevano tra i migliori al mondo over75

Addio a Giorgio Rohrich: ha plasmato generazioni di tennisti bergamaschi
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Ha consumato le sue scarpe sui campi del Tennis Club di Bergamo per più di trent’anni, crescendo generazioni e generazioni di tennisti. Ora, la città e tutto il mondo sportivo bergamasco gli mandano l’ultimo saluto. Ieri sera, giovedì otto settembre, all’età di ottantadue anni, è morto Giorgio Rohrich, campione di tennis, ma soprattutto allenatore storico conosciutissimo nella Bergamasca.

I primi tiri li fece sul campo della Legler di ponte San Pietro. Lì il padre immigrato dalla Dalmazia aveva trovato lavoro. Il suo talento non passò inosservato, ma non potendo dedicarsi alla carriera professionistica, scelse la strada dell’insegnamento a soli 21 anni. Tornò a competere una decina di stagioni più tardi, riuscendo in breve tempo ad arrivare in prima categoria e ad affrontare i big dell’epoca. Sul campo, ha affrontato i tiri di Panatta, Barazzutti e Bertolucci, ma anche Pietrangeli. Nel circuito dei veterani, ha conquistato ciò che non aveva vinto da giovanissimo. Con la maglia della Nazionale italiana ha conquistato trionfi in campionati del mondo individuali e a squadre.

Il suo palmarés sul sito dell’International Tennis Federation è lungo oltre vent’anni e racconta di una quarantina di titoli internazionali raccolti solo nell’ultimo decennio. Recentissimi i successi mondiali in doppio, nel 2015 e nel 2016, a fianco dell’austriaco Peter Pokorny . Nel 2018, nella classifica mondiale over 75 è arrivato a sfiorare il primo posto con ben nove tornei vinti senza interruzioni. Ha certamente lasciato ricordi indelebili nelle menti dei bergamaschi che lo hanno avuto come allenatore.

Tra i post di addio si legge: «Se ne va un pilastro del tennis bergamasco e una bella persona. Molti di noi che sono cresciuti alla sua scuola gli devono un grande grazie per i suoi insegnamenti e per l educazione e la sportività che metteva come primo requisito per giocare a tennis».

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