Perché i dipendenti di Azienda bergamasca formazione (Abf) sono in agitazione
L'ente di formazione professionale va a gonfie vele ma, secondo i sindacati, la nuova dirigenza ha disatteso gli accordi
di Andrea Rossetti
Rapporti tesi tra dirigenza e dipendenti in quel di Abf (Azienda bergamasca formazione), «l’ente autonomo e strumentale della Provincia di Bergamo» che si occupa di formazione professionale e dei servizi all’impiego promuovendo politiche attive del lavoro. L’assemblea dei lavoratori, infatti, nei giorni scorsi ha proclamato lo stato di agitazione, proprio a ridosso della ripresa delle lezioni (fissata, come per tutti gli istituti lombardi, per lunedì 12 settembre).
Abf è un ente che, dopo tempi complicati, da diversi anni gira bene. I conti sono in ordine, i progetti avviati sono diversi e vanta ben 340 dipendenti. La sua “natura ibrida”, però, ha sempre creato problemi. Sebbene sia un ente legato al pubblico (alla Provincia, per l’appunto) e i rapporti con i lavoratori siano normati da un contratto pubblico (il contratto nazionale delle Funzioni Locali), in realtà Abf opera sul mercato come se fosse una realtà privata.
Gli stessi dipendenti dell’ente vivono situazioni differenti: una parte, infatti, arriva da rapporti pubblici (Regione e Provincia), altri invece no. Questo ha sempre creato difficoltà di dialogo tra le parti. Nonostante ciò, negli anni i rapporti tra sindacati e dirigenza si erano ammorbiditi e nel recente passato erano stati raggiunti accordi importanti.
In particolare, era stato avviato un percorso per «equiparare diritti di lavoratori che a parità di mansione percepiscono un differente trattamento economico, anche tramite trasformazioni da part time verticale a full time». Traduzione: in Abf ci sono alcuni dipendenti che percepiscono dodici mensilità di stipendio (si tratta soprattutto di quelli che arrivano da esperienze del pubblico) e altri che, invece, hanno contratti di dieci mesi.
I sindacati puntano a cancellare questa differenza e con la precedente dirigenza era stato avviato un percorso in questa direzione. Ora, secondo quanto sostenuto dai sindacati, le cose sono cambiate. (...)