Propaganda elettorale: ecco perché i partiti, in questa campagna, si sono eclissati
Nelle strategie di comunicazione i leader hanno capito che l'elettorato è stanco e sfiduciato. Per questo si sono rivolti solo a seguaci e fedelissimi
di Wainer Preda
In origine era il verbo. Anzi, era il “manuale del bravo candidato”. Quello che Berlusconi distribuiva agli azzurri in corsa per le elezioni. Suonava un po’ come Frassica a Indietro Tutta, ma su quelle pagine si sono addestrati stuoli di aspiranti parlamentari. Quel vademecum era Il Capitale azzurro, la Divina Commedia della comunicazione politica (Karl Marx e il Sommo Poeta ci perdonino l’irriverenza). Ma tant’è, ammirato dagli accoliti, dileggiato dai rivali, il suo contenuto era d’indubbia presa sull’elettorato, specie popolare.
Silvio, di recente, ha persino provato a rispolverarlo. Solo che in questa campagna elettorale è cambiato tutto. Anche dal punto di vista comunicativo. Basta guardare i tabelloni, desolatamente vuoti di manifesti. Privi delle facce paciose e rassicuranti di una classe politica che, nel sentore della gente, allunga la mano e, dietro la schiena, ti sottrae le caramelle.
«I partiti in questa campagna elettorale sono letteralmente scomparsi - spiega Fabrizio Donati, esperto di comunicazione e titolare del Donati Advertsing Studio -. Ci sono i leader, ma non i partiti. Si sono resi invisibili. Comunicano meno. Ma è una scelta strategica. L’elettorato, d’altronde è stanco di tutta la politica. Quando ha visto la fine del governo Draghi gli sono cadute le braccia. Gli italiani oggi sono disillusi, anche disinteressati. I partiti lo sanno e hanno dato per persa una fetta di elettori. Concentrandosi invece sul rafforzamento del messaggio ai propri seguaci».
Vale per tutti. La “Bestia” social della Lega, per esempio, ribatte ogni ora le posizioni ondivaghe di Matteo Salvini, ma sembra avere le unghie spuntate. Agli italiani puoi dire di tutto ma, dopo un po’, non è che ti credono più di tanto. Per questo il leader del Carroccio, con i suoi toni da perenne campagna elettorale, ha perso progressivamente efficacia.
«Il leader della Lega ha continuato a tenere lo stesso stile comunicativo negli anni. La mancanza di variazioni di tono lo ha penalizzato», spiega Donati. Per questo Salvini ha provato a cambiare strategia. Prima ha tappezzato l’Italia con il suo “Credo”. Poi, tanto per rimanere in liturgia pagana, ha santificato tutto con il rito di Pontida. Raduno da centomila persone, dicono, la questura un po’ meno. Vedremo alle urne quanti hanno avuto fede.
Giorgia Meloni si è affidata soprattutto ai comizi, battendo l’Italia in lungo e in largo. Vecchia strategia, mescolata a necessità. La leader si è caricata sulle spalle il partito, anche perché non è che...