Turismo, settore in ripresa: nel 2022 ridotto il gap con il periodo pre pandemia
Il comparto turistico è stato uno dei settori che ha maggiormente patito gli effetti della pandemia da Covid-19; le limitazioni imposte agli spostamenti interni ed agli ingressi dall’estero hanno avuto un impatto notevole su tutta la filiera, dagli operatori turistici alle strutture ricettive.
Il 2022, grazie anche all’alleggerimento delle misure restrittive a livello nazionale e internazionale, ha rappresentato un periodo di grande ripresa. Quest’anno, infatti, le presenze di clienti all’interno delle strutture italiane sono ulteriormente aumentate rispetto all’anno precedente, riducendo in maniera rilevante il gap con il dato dell’ultimo anno precedente la pandemia (2019).
Tra i profili che riscuotono maggiore successo vi è quello dell’Hospitality Manager, la figura che si occupa della parte operativa e gestionale inerente alle attività di una struttura turistico ricettiva. Quello che un tempo era il “direttore d’hotel” oggi si è evoluto in un professionista con competenze multiple e trasversali, da acquisire mediante una specifica formazione accademica e post-universitaria. A tal riguardo, tra i requisiti è sempre più richiesto un master in Hotel Management, come quello erogato da UpLevel, un ente specializzato in corsi di formazione e aggiornamento professionale.
Secondo i dati ISTAT, pubblicati all’interno del report “Movimento turistico in Italia gennaio-settembre 2021”, nel corso dei primi nove mesi dello scorso anno “le presenze dei clienti negli esercizi ricettivi sono in crescita rispetto al 2020 (+22,3%) ma restano ben sotto i livelli del 2019 (-38,4%)”. In particolare, si legge, il trimestre estivo (luglio-settembre) ha fatto registrare 177 milioni di presenze (+31% rispetto al 2020), pari a 29 milioni in meno nel confronto con il 2019 (-14%).
I dati relativi al 2022
Per quanto riguarda l’anno in corso, malgrado la stagione turistica sia sostanzialmente conclusa, non sono ancora disponibili dati completi. Confcommercio, attraverso un approfondimento pubblicato sul proprio sito ufficiale, ha stimato - per l’intero comparto turistico nazionale - perdite complessive per 24 miliardi di euro, solo minimamente ripianate dalla ripresa fatta registrare nel 2022.
Tra luglio e settembre di quest’anno, si legge, “la spesa turistica degli stranieri in Italia sarà di circa 17 miliardi, tornando così ai livelli pre pandemia”. I segnali della ripresa si erano ravvisati già in coincidenza del periodo pasquale; secondo un’indagine condotta da Federalberghi, infatti, 14 milioni di italiani si sono messi in viaggio durante le vacanze di Pasqua, affrontando una spesa media di poco superiore ai 500 euro. Il giro d’affari complessivo, invece, è stato di circa 7 miliardi di euro.
Molto positive anche le previsioni inerenti ai mesi estivi, ossia il periodo di ‘alta stagione’. In base ai riscontri forniti dall’Osservatorio Confturismo, gli italiani che sono partiti per le vacanze tra giugno e settembre sono 28 milioni; la spesa media varia da un minimo 300 euro per un fine settimana ad un massimo di 1.250 euro per un’intera settimana. In totale, la spesa turistica dovrebbe ammontare a 47 miliardi di euro complessivi.
L’impatto sul mondo del lavoro
La ripresa del settore turistico ha avuto, fisiologicamente, un impatto positivo sul mercato del lavoro, alimentando un nuovo aumento dell’offerta lavorativa. Al di là degli stagionali, sono diverse le figure ricercate dagli operatori di settore per fronteggiare un flusso di clienti che, prevedibilmente, dovrebbe continuare a crescere anche nei prossimi anni.
Più in generale, non è facile ipotizzare un nuovo aumento della domanda relativa sia a profili di tipo manageriale (Hospitality Manager, Event Manager e simili) sia a figure con competenze specifiche in segmenti quali ristorazione e ricezione. A queste professionalità più ‘tradizionali’ se ne affiancheranno di nuove come, ad esempio, il Travel designer, il Destination manager, il promotore del turismo sostenibile e il Travel Organizer.