"Rider in sicurezza": parte anche a Bergamo la campagna dei sindacati
Il punto di partenza è la protesta contro la morte dello studente-rider ventiseienne che ha perso la vita durante una consegna a Firenze
«Il messaggio è semplice quanto fondamentale: non può esserci la qualità del servizio senza una reale qualità del lavoro»: così i rappresentanti delle sigle sindacali Cgil – insieme a Nidil-Cgil, Filt-Cgil, Filcams-Cgil, Udu e Federconsumatori – ripetono anche a Bergamo nell'ambito della campagna “Rider in sicurezza”, pensata per dare voce e sollecitare il confronto sui temi contrattuali, sulla sicurezza delle strade e su città maggiormente inclusive, soprattutto per chi lavora nel campo del delivery.
L'iniziativa prende il via a partire da oggi, mercoledì 5 ottobre, simbolicamente nel giorno dello sciopero proclamato a Firenze in protesta contro la morte di Sebastian Galassi, studente e rider ventiseienne che ha perso la vita durante una consegna lo scorso 1 ottobre.
Nell'ultimo anno, protestano i sindacati, sono decine gli infortuni che hanno coinvolto rider in tutte le principali città italiane per i più svariati motivi: dalla mancanza di sicurezza sulle strade ai ritmi di lavoro a cottimo, che costringe i lavoratori a correre il più velocemente possibile per aumentare consegne e quindi le possibilità di remunerazione economica.
La campagna continuerà per tutto il mese di ottobre nelle principali città della Lombardia, tra cui anche Bergamo. I sindacati promotori hanno provveduto a creare punti di distribuzione di cartoline rivendicative che chiunque può sottoscrivere e che il sindacato invierà successivamente a sindaci, autorità regionali e aziende.
«Nonostante l’esistenza di una normativa nazionale sulla salute e la sicurezza (D.lgs 81/2008) e di alcuni protocolli aziendali, continuano a mancare un’adeguata prevenzione e la tutela soprattutto nei casi di pioggia e intemperie perché le aziende non accettano di fermare il lavoro per tutelare la sicurezza dei loro rider – sottolineano i promotori della campagna –. Tutto ciò necessita di una nuova consapevolezza tra cittadini e consumatori affinché si schierino a favore dei diritti dei lavoratori delle consegne, per incidere sulle istituzioni che non possono restare silenti e per ottenere disponibilità al confronto da parte delle grandi catene del food delivery responsabili della sicurezza di lavoratrici e lavoratori».