Stufe e camini, facciamo un po' di chiarezza (perché le regole sono un caos)
In Lombardia il loro utilizzo è consentito a partire dal prossimo 21 ottobre, ma con delle limitazioni. Ecco quali
Risparmiare. È l’imperativo di tante famiglie in questo annus horribilis per le finanze domestiche. Con l’inverno alle porte, uno dei timori maggiori è legato ai costi per il riscaldamento: dopo quelle per l’elettricità, l’arrivo del freddo potrebbe portare nuove stangate. Da qui il ritorno in auge di camini e stufe. Il loro utilizzo, però, è sottoposto a una serie di regole tutt’altro che chiare e nel quale è bene mettere un po’ di ordine.
In Lombardia si possono utilizzare, ma molto dipende da quando sono stati installati e dalla loro certificazione energetica. Anche per stufe e camini, infatti, esiste una valutazione legata all’impatto ambientale: si va da 1 a 4 stelle, più stelle vengono assegnate e meno inquinano. Chi è dotato di una stufa o di un camino a 4 stelle può stare tranquillo: nella nostra Regione il loro utilizzo è consentito ovunque, in alta montagna così come in pianura.
Ci sono però delle eccezioni. Dal 2018 è vietata l’installazione di impianti con certificazione ambientale inferiore alle 3 stelle; se il vostro impianto è antecedente al 2018, potrete utilizzarlo purché abbia una certificazione di almeno 2 stelle. Una successiva normativa del 2020, poi, ha vietato l’installazione, da quella data, di impianti di classe inferiore alle 4 stelle. Ciò significa che se avete un impianto installato tra il 2018 e il 2020 potete utilizzarlo purché abbia una certificazione di almeno 3 stelle.
Per le stufe a pellet si richiede poi un’attenzione in più: dal 2018, nel caso in cui la stufa abbia una potenza termica nominale inferiore ai 35 kW, è obbligatorio utilizzare pellet di classe A1. Al momento dell’acquisto del materiale da ardere, dunque, se non segnalato, per sicurezza, chiedete al venditore.
Fatto il punto della situazione, va però detto che quest’anno l’accensione di camini e stufe è vietata in generale fino al 21 ottobre, con l’unica eccezione dei Comuni di alta montagna rientranti nella cosiddetta fascia territoriale F, che in Bergamasca sono 48.
La violazione di una delle regole esposte può comportare una sanzione pecuniaria che va da un minimo di cinquecento a un massimo di cinquemila euro. Ovviamente, il controllo sulle possibili irregolarità è decisamente complicato, tant’è che fino a oggi non sono mai state emesse multe.