La bella iniziativa

L'orto sul tetto dell'Istituto Fantoni, dove non crescono frutta e verdura ma... colori

La scorsa primavera gli studenti hanno piantato erbe tintorie da cui poi realizzare dei pigmenti per le loro opere

L'orto sul tetto dell'Istituto Fantoni, dove non crescono frutta e verdura ma... colori
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di Marta Belotti

Dai fiori, ai colori, passando per mesi di cura, attenzione, dedizione e mani nella terra. Dalla primavera dello scorso anno scolastico, l’allora 2A del Liceo artistico Fantoni ha deciso di cimentarsi in un progetto unico nel suo genere.

All’ultimo piano dell’edificio scolastico di via Maj, sfruttando la grande terrazza, gli studenti hanno dato vita a un orto. E le piantine sono state scelte con molta cura, perché in futuro, una volta cresciute, doneranno loro non frutti e verdure, bensì il materiale di base per fare i pigmenti.

«Abbiamo creduto molto in questa idea - spiega Alessandra Burini, responsabile del progetto e docente di discipline pittoriche del liceo -, la creazione di colori naturali permette una sensibilizzazione sul tema dell’ambiente, i materiali scelti dagli allievi sono ecologici e naturali. L’aspetto sociale, il coinvolgimento attivo degli studenti e dei docenti è inoltre l’altra anima del progetto».

Per realizzare la struttura dell’orto, ragazze e ragazzi hanno proposto una serie di soluzioni e, tra tutte, è stata scelta quella del gruppo composto da Valentina Baroni, Fabio Cuter, Lorenzo Fassi, Andrea Zanda e Anna Rodolfi, chiamato “Ecood”.

Dal disegno del progetto alla realizzazione delle vasche, dallo studio dell’irrigazione alla messa in posa dei fiori, ogni dettaglio è stato nelle mani dei ragazzi e delle ragazze della classe, affiancate dall’architetto di paesaggio Katuscia Ratto. Si è poi passati alla disposizione della terra e delle sementi, donate dal vivaio Fratelli Gramaglia di Torino.

Dopo i primi boccioli, il progetto è stato sospeso per il periodo estivo, ma la docente di Storia dell’arte Camilla Grazioli racconta: «L’orto è stato riavviato anche quest’anno, da quella che ora è la 3A, grazie ai ragazzi e alle ragazze che (...)

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