«In prima linea contro il Covid nella prima tragica ondata», premiati due medici del Papa Giovanni
La dott.ssa Lauretta Rota e il professor Stefano Fagiuoli hanno ricevuto il Premio Internazionale "Giovanni Paolo II"
Ci sono anche due bergamaschi tra le dodici figure che hanno ricevuto il prestigioso Premio Internazionale "Giovanni Paolo II", giunto quest'anno alla sua diciottesima edizione. Il riconoscimento è stato consegnato questa mattina, venerdì 21 ottobre, presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma ai sanitari di Bergamo dott.ssa Lauretta Rota e professor Stefano Fagiuoli, rispettivamente responsabile del Dipartimento emergenza urgenza e area critica e direttore del Dipartimento di medicina dell'ospedale Papa Giovanni.
Un riconoscimento prestigioso, istituito nel 2005 dall’Associazione Socioculturale ad Indirizzo Artistico “Aglaia” di Scafati (SA) e dall'Unci di Treviso e di Udine, conferito a coloro che si sono particolarmente distinti per aver tutelato e promosso la sacralità della vita in armonia con i principi cristiani della Chiesa Cattolica. Nel 2007 e nel 2018 lo hanno ricevuto anche Papa Benedetto XVI e Papa Francesco.
Lauretta Rota e Stefano Fagiuoli, già insigniti all'onorificenza di Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Sergio Mattarella, sono stati premiati insieme ad altre figure provenienti da Roma, Cracovia, Venezia, Roma, Treviso e Salerno.
Nella motivazione si legge: «All’inizio della pandemia, in cui del virus non si conosceva ancora nulla, hanno curato i malati che affluivano in ospedale con spirito di sacrificio, responsabilità, umanità e professionalità, mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei propri cari. Hanno garantito il rapidissimo turn-over dei posti letto e hanno contribuito a ridurre la gravità clinica e quindi la mortalità dei pazienti infetti che necessitavano di ricovero».
«I due sanitari - conclude la motivazione - sono stati in prima linea per l’emergenza Covid a Bergamo, la città più colpita nel paese dalla pandemia. Tutti noi portiamo nella memoria le drammatiche immagini che immortalano i mezzi dell'esercito mentre portano decine di bare dal cimitero di Bergamo in forni crematori di altre regioni. Quello che si viveva, e che dovevano affrontare i sanitari all’interno degli ospedali, è qualcosa che non si può descrivere. Ma la qualità, la forza e la professionalità del professor Fagiuoli e della dottoressa Rota, unita a quella di tutto il personale medico e infermieristico che hanno lavorato al loro fianco, notte e giorno, ha contribuito ad aiutare le persone a non morire dando “luce” nel momento più buio che Bergamo abbia mai conosciuto dopo la Seconda Guerra Mondiale».