La certezza

Morte della piccola Diana, accertata la presenza di ansiolitici nel latte bevuto prima di morire

La madre ha sempre negato, ma fin dall'inizio la presenza della sostanza sul biberon vicino al corpo della bambina aveva destato sospetti

Morte della piccola Diana, accertata la presenza di ansiolitici nel latte bevuto prima di morire
Pubblicato:
Aggiornato:

Lo ha sempre negato, sostenendo di aver dato a Diana «solo del paracetamolo» prima di spostarsi da Milano a Leffe, dove il compagno la stava aspettando.  Ma ora non valgono più le parole di Alessia Pifferi, madre della piccola lasciata morire di stenti nell'appartamento di Milano mentre lei, per sei giorni, si era allontanata per stare con il compagno nelle valli bergamasche.

Se, dalle prime analisi del sangue, era emerso che la donna, con buona probabilità, avesse dato dell’ansiolitico alla bambina, ora ne è arrivata anche la certezza. Gli accertamenti effettuati sui capelli non lasciano dubbi. Anzi, consentono di stabilire la quantità e la data dell’assunzione delle sostanze.

Ora, accertato che i primi sospetti sul fatto che la donna potesse aver dato farmaci, sonniferi o calmanti alla bambina sono stati confermati, è necessario capire se e quanto le tracce di benzodiazepine rivenute abbiano inciso sulle cause del decesso di Diana, attualmente imputato agli stenti patiti dalla bambina di un anno e mezzo per l'assenza della madre.

Il biberon con le tracce della sostanza inquinata era proprio vicino alla bimba quando il suo corpo è stato rinvenuto senza vita il 20 luglio scorso. Tuttavia, la madre aveva sempre negato e anche gli avvocati difensori Solange Marchignoli e Luca D'Auria avevano abbracciato la sua linea. La difesa riferisce che Pifferi ha inviato più di cinquanta pagine di diario per dichiarare la propria innocenza all’ex capo dei Ris dei carabinieri Luciano Garofalo. Da lui dipendevano infatti gli accertamenti biologici e chimico-forensi sul biberon e la boccetta di ansiolitico, "En", trovati in casa.

Seguici sui nostri canali