Disastro totale, questa non è l'Atalanta. Dal Lecce una lezione esemplare
di Xavier Jacobelli
Un disastro assoluto. La più brutta Atalanta degli ultimi anni: molle, floscia, deconcentrata, sconclusionata, arruffona, giustamente punita da un Lecce che le ha impartito una lezione esemplare. Di gioco, di agonismo, di tattica. Di fronte, i salentini si sono ritrovati tutta un'altra Dea, rispetto alla squadra che soltanto sabato scorso aveva reso la vita difficile al Turbo Napoli.
Gasperini ha cambiato nove undicesimi ed è stato tradito dall'atteggiamento psicologico della squadra che ha pagato a caro prezzo il suo peccato di presunzione.
In Puglia, non ha giocato l'Atalanta: è andata in campo la sua sbiadita controfigura che ha balbettato calcio, soprattutto in difesa; è andata in confusione a centrocampo; in attacco ha segnato sì un gol con Zapata, che almeno ha rotto il digiuno, poi, però, a Falcone non ha manco fatto il solletico.
E ancora: quando la piantiamo con la suicida costruzione dal basso? I due gol giallorossi sono scaturiti da due errori che anche i dilettanti riescono a evitare, quando ci si mettono. Quando capiamo che, se vuoi andare in Champions League, non puoi buttare alle ortiche la possibilità di vincere in casa della quart'ultima in classifica che in casa non aveva mai vinto e, invece, con merito assoluto ha firmato la prima partita interna in questo campionato.
Una sconfitta così netta deve indurre a ponderate riflessioni anche in chiave mercato invernale: Gasp ricorda come in rosa abbia 26 giocatori e Lecce gli aveva offerto l'opportunità di vedere in azione gli elementi sinora meno impiegati. Bene. Anzi male, considerato il risultato. Contro l'Inter bisognerà suonare tutta un'altra musica.
Sarà l'ultima partita dell'anno: sbagliarla, sarebbe un peccato imperdonabile.