La polemica

Movimento Pro Vita & Famiglia escluso dal Consiglio delle Donne di Bergamo: «Discriminati e censurati»

Le esponenti del Pd compatte per il "no". Il consigliere Bianchi (FdI): «Decisione molto grave». L'associazione: «Pagina nera per la democrazia»

Movimento Pro Vita & Famiglia escluso dal Consiglio delle Donne di Bergamo: «Discriminati e censurati»
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Una seduta sicuramente movimentata quella del Consiglio delle Donne di Bergamo, svoltasi ieri (giovedì 10 novembre) e nel corso della quale è stato bocciato l’ingresso, tra le rappresentanze, del Movimento Pro Vita & Famiglia Onlus.

I voti contrari sono stati infatti undici, con il Pd compatto contro cinque favorevoli e sedici astenute, molte della Lista Gori. L’associazione "esclusa" si presenta come «una realtà che difende il diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale, promuove la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna e sostiene la libertà e priorità educativa dei genitori». Aveva effettivamente presentato la richiesta di entrare a far parte dell’organo consiliare del Comune di Bergamo seguendo tutte le procedure, ma il voto (evidentemente politico) ha dato parere negativo.

Prima della conta, è stata decisa anche una sospensione di oltre cinque minuti della seduta, proprio a causa dei toni concitati che avevano iniziato a sentirsi in aula e per cercare di superare le divisioni, createsi durante la discussione e l’esposizione delle intenzioni di voto. Nel corso della seduta era anche presente una rappresentanza del gruppo “Non una di meno”. Alla fine, si è deciso di non posticipare l’alzata di mano e si è arrivati al verdetto finale.

Oriana Ruzzini, consigliere comunale del Pd

Tra le dichiarazioni di voto contrarie, quella di Oriana Ruzzini, consigliera di maggioranza del Pd: «Voto contro perché ritengo che l’operato dell’associazione sia contraria ai valori e ai propositi di questa istituzione. Al Consiglio delle Donne si parla di autodeterminazione, di pari opportunità, di diritti acquisiti con fatica – ha dichiarato nel suo discorso -. Non è condivisibile che chi mette in discussione questi diritti avanzi proposte in questa sede». Uno dei problemi principali, per Ruzzini, è la posizione contro l’aborto del Movimento Pro Vita.

Una voce contro questa decisione si è levata dall’opposizione a Palazzo Frizzoni, quella del consigliere di Fratelli d’Italia Filippo Bianchi: «Molto grave la decisione assunta dal Consiglio delle Donne del Comune di Bergamo di escludere l'associazione di ispirazione cristiana Pro Vita & Famiglia Onlus, che opera in difesa dei più deboli e delle famiglie in difficoltà - ha commentato -. Presieduto e partecipato a maggioranza dalle Sinistre, si dimostra ancora una volta strumento politico di censura, che non tollera il confronto e il pluralismo, ma soprattutto discriminatorio nei confronti dei soggetti e delle iniziative a difesa dei valori della vita e della famiglia».

Filippo Bianchi

Nel pomeriggio di oggi è arrivata anche la reazione dell'associazione stessa: «Discriminati, censurati e senza la possibilità di rappresentare e difendere i diritti delle donne - commenta Anna Marinelli, referente bergamasca di Pro Vita & Famiglia -. Una pagina nera per la democrazia della città quanto avvenuto durante il Consiglio di ieri. Proprio i paladini dei diritti e della libertà (i “democratici”) si dimostrano intolleranti al pluralismo e al confronto, mettendo in atto una vera e propria censura politica che non lede soltanto noi e i nostri diritti, ma soprattutto quelli di migliaia di donne e famiglie. Siamo sorpresi e sconcertati da questa presa di posizione, appresa solo da organi di stampa e non comunicata per le vie ufficiali».

Marinelli conclude: «Evidentemente l’unico pensiero che il Consiglio delle Donne del Comune di Bergamo accetta e ammette nel proprio consesso è quello dominante, mostrandosi tra l’altro del tutto indifferente rispetto alle donne che si trovano ad affrontare gravidanze difficili o indesiderate, alle quali tollera che si offra, quale l’unica soluzione, quella drammatica dell’aborto, senza dare alternative. Dopo avere attentamente valutato la legittimità della decisione assunta, continueremo in ogni sede le nostre battaglie in difesa della vita, della famiglia e della libertà educativa delle famiglie».

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