Benedetta sia la sosta per una Dea sbalestrata. Ma Gasp sa che cosa gli è stato chiesto
di Xavier Jacobelli
Benedetta sia la sosta, è il caso di dire dopo la quarta sconfitta patita nelle ultime cinque partite durante le quali l'Atalanta ha vinto una volta sola, a Empoli, segnando 8 gol e subendone 12, rotolando al sesto posto che, oggi come oggi vuol dire Conference League. Sempre che la Dea nel 2023 non vinca la Coppa Italia, a sessant'anni esatti dalla prima e ultima.
Sostiene Gasp e lo ribadisce in calce al 2-3 con l'Inter: «Rinnovamento o scudetto? La società mi dica dove vuole andare». La domanda è retorica, nel senso che il miglior allenatore mai sedutosi sulla panchina nerazzurra in 115 anni di storia, conosce la risposta: la società vuole andare in Europa, meglio ancora se in Champions.
Nei cinquantatré giorni di stop imposti dal Mondiale, ci sarà tempo per riflettere sul Napoli Marziano, all'undicesima vittoria consecutiva, meravigliosa macchina da gol con 8 punti sul MiIan, 10 sulla Juve, 11 su Lazio e Inter, 14 su Atalanta e Roma. Dicono che il 4 gennaio comincerà un altro campionato, per via del mondiale, di chi ci andrà, di chi non ci andrà, degli infortunati che, nel frattempo, avranno recuperato, sperando che in Qatar nessun altro si faccia male. Sarà così. Senza dimenticare mai che lassù c'è solo il Napoli. E solo il Napoli è più che mai padrone del suo destino tricolore.
L'Atalanta ha davanti a sé un lungo tempo per leccarsi le ferite, capire perché nell'ultimo mese sia stata il gambero del campionato, ragionare su come ritornare grande. Ci sono 23 partite e 69 punti per riuscirci. C'è un mercato invernale che scatterà 48 ore prima della ripresa del campionato e durante il quale sarebbe bello sì sfoltire i ranghi, come auspica l'allenatore, ma ancora di più trovare una punta che segni quanto Lookman o prometta quando Hojlund.
Intanto, il primo "acquisto" c'è già: si chiama Palomino. Se la squadra avrà in corpo la sua stessa rabbia, rialzerà la testa. Non vediamo l'ora.