Dopo sequestro e sanzioni,

Il proprietario dell’Esport Palace di Bergamo: valuto di trasferirmi all’estero

Alessio Cicolari ha diramato un comunicato in cui spiega come le conseguenze del vuoto normativo lo abbiano portato al rischio chiusura

Il proprietario dell’Esport Palace di Bergamo: valuto di trasferirmi all’estero
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Alessio Cicolari, proprietario dell’Esport Palace di Bergamo, ha diramato nelle scorse ore un comunicato in cui spiega che la sua società, a causa del vuoto normativo italiano che ha portato al sequestro ad aprile scorso dell’attività ed a varie multe e sanzioni, rischia di chiudere ed ha palesato l’intento di trasferire la sede all’estero.

Tutto era partito da un esposto presentato da Sergio Vittorio Milesi, amministratore delegato di Led Srl e proprietario di varie sale giochi, in cui lamentava che, al contrario dei suoi esercizi e delle sue macchine per il gioco d’azzardo, le sale Lan italiane non fossero soggette agli stessi controlli. Chiedeva quindi verifiche all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che aveva risposto con il sequestro dei dispositivi in varie realtà dell’e-sport, tra cui quella ben conosciuta di Bergamo.

Dopo il clamore mediatico, che ha evidenziato come in effetti queste conseguenze fossero il risultato di una legislazione insufficiente in materia, dato che il Parlamento negli anni avrebbe trascurato il settore dei videogiochi, c’era stata l’istituzione di un regime transitorio per tutte le sale Lan d’Italia: ciò in attesa di una legge ad hoc che sistemi la questione, da varare entro giugno 2023. L’Esport Palace, tra l’altro, in difficoltà con i problemi burocratici, ha avuto il sostegno del Comune di Azzano e di quello di Bergamo. Tuttavia, adesso si trova a dover fare i conti con le pesanti sanzioni.

L’azienda di Cicolari, infatti, è a rischio in quanto ostaggio di varie ingiunzioni di pagamento per un totale di 40 mila euro, insieme a quella di confisca e distruzione di più di centomila euro di materiale informatico con pagamento delle relative spese, con l’aggiunta di una chiusura da 30 a 60 giorni con un atto separato. Il tutto dopo due mesi e mezzo di chiusura forzata prima del conseguimento delle licenze di spettacolo viaggiante, richieste dal regime transitorio.

Nel frattempo, contro questi provvedimenti Cicolari ha comunque fatto ricorso al Tribunale di Bergamo. «Per noi questa situazione non è accettabile, anche se ci era stato annunciato che sarebbe avvenuta comunque: è evidente che è la norma applicata (a nostro avviso in modo palesemente errato) ad avere problemi e non il nostro operato né i nostri dispositivi».

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