Al via i Mondiali in Qatar, un'edizione ai limiti per tanti motivi. E con i tifosi (finti?) tutti uguali
Inizia la più grande manifestazione al mondo per chi ama il calcio eppure si parla solo di scandali per una scelta, quella di giocare in Qatar, davvero difficile da digerire
di Fabio Gennari
Da qualsiasi parte si prenda il Mondiale che inizia domani in Qatar, c'è un problema da evidenziare (ma impossibile da risolvere) che fa arricciare il naso. La prima cosa da dire è che l'unica "normalità" in vista della rassegna intercontinentale è la competizione sportiva: le 32 nazionali che sono presenti nel paese arabo, si contenderanno la Coppa del Mondo e per i professionisti che scendono in campo sarà sempre la stessa, grande, emozione. C'è chi si gioca il primo, chi è ormai all'ultima apparizione (ad esempio Messi e Ronaldo) e chi sogna un colpaccio. Storie di calcio e di calciatori.
Tutto il resto, purtroppo, è qualcosa di incredibile. L'ultima notizia di un certo rilievo parla del divieto imposto dalle autorità del Qatar in merito alla vendita di birra allo stadio. La Fifa ha accettato ma non si capisce come gestirà l'accordo da 75 milioni di euro con il colosso Budweiser, che produce proprio birra. Ma è solo l'ultima di una lunga serie, con diritti umani e molte altre questioni ben più importanti già conosciute da tutti. Ci sono divieti di ogni tipo che alle nostre latitudini risultano inconcepibili e poi c'è la questione dei tifosi, forse la più evidente manifestazione di come questo Mondiale sia davvero poca cosa.
Nelle ultime ore circolano tante immagini sui social con sostenitori di diverse nazionali (Francia, Brasile, Argentina, Germania e non solo) che hanno le maglie ufficiali e i colori diversi ma che sembrano davvero tutti uguali. Circolano voci di attori pagati per dare a tutto un senso di partecipazione molto forte, gli organizzatori ovviamente respingono ma il dubbio, forte, rimane. Senza dimenticare la questione degli operai che hanno lavorato (e hanno perso la vita) alla questione di stadi che, in alcuni casi, saranno poi demoliti, i diritti umani, l'omosessualità e tutto il resto che incrocia la realtà quotidiana del Qatar con le pailettes del Mondiale.
Un'edizione difficile da digerire, zeppa di scandali e che si gioca in un periodo incredibile. Nessuno sa come le squadre, i giocatori, i campionati si ritroveranno a gennaio dopo la fine della competizione. In tanti però hanno letto le stime che parlano di 220-250 miliardi di dollari spesi, complessivamente, per costruire tutta la scenografia che nelle prossime settimane farà da contorno alla manifestazione più importante per gli amanti del calcio. Il problema? Chi ama davvero il calcio, probabilmente, questi Mondiali proprio non se li godrà.