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La manifattura lombarda resiste alla crisi

Guidesi: "La Regione sta facendo il massimo, ma non basterà. Urgente e doveroso un intervento dell'UE"

La manifattura lombarda resiste alla crisi
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La Lombardia resiste e si conferma la Regione con il tessuto produttivo più importante d’Italia e tra i principali in Europa. Non era scontato, non era semplice, visto le pandemie, prima quella sanitaria e ora quella energetica, con le quali le imprese devono far fronte; ma il connubio pubblico-privato della manifattura lombarda regge in un momento estremamente difficile e questo è senza dubbio un’ottima notizia non solo per la Lombardia ma per tutto il Paese.
L'assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi ha nuovamente sottolineato il bisogno di un intervento europeo per riuscire a mantenere tali risultati:

"Gli ultimi dati relativi al comparto manifatturiero confermano che il tessuto produttivo lombardo tiene nonostante le difficoltà legate al 'caro energia'; un problema che l'Europa non affronta concretamente nonostante i ripetuti annunci. Come Regione Lombardia abbiamo messo in campo tutto quello che potevamo attraverso misure specifiche e strumenti creditizi. Ci attendiamo che oggi l'Europa faccia lo stesso altrimenti si rischia seriamente di compromettere l'economia trainante del Paese con gravi effetti sociali".

I numeri dell'ultimo trimestre della manifattura lombarda

I numeri, bisogna ammetterlo, sono meno positivi rispetto ai trimestri scorsi ma la produzione industriale continua la sua crescita seppur in maniera più limitata rispetto allo scorso trimestre (+0,4%), riducendo così l’intensità della crescita congiunturale ma restando in territorio positivo. La variazione tendenziale sullo stesso trimestre dell’anno scorso è pari al +4,8%. Questo risultato positivo è diffuso a quasi tutti i settori con l’eccezione dei mezzi di trasporto (-2,6%) e della siderurgia (-4,8%) che registrano invece un calo tendenziale.

Risultati in linea anche per le aziende artigiane manifatturiere che segnano una crescita della produzione del +0,6% congiunturale che diventa +4,9% su base tendenziale. Per queste imprese - rivolte maggiormente al mercato interno - gli ordini mostrano segnali di cedimento (+0,4% congiunturale), mentre per i mercati esteri svoltano in negativo (-0,2%). Crescono maggiormente nel trimestre i settori del comparto moda: abbigliamento (+30,3%), pelli-calzature (+27,9%) e tessile (+7,4%).

Incrementi sopra la media anche per manifatturiere varie (+8,6%), carta-stampa (+7,8%), alimentari (+6,5%), meccanica (+5,4%) e legno-mobilio (+5,1%). In crescita, ma con intensità minori poco superiori all’1% minerali non metalliferi e gomma-plastica; variazione nulla per la chimica.

Per quanto riguarda il comparto artigiano: i risultati meno entusiasmanti, ma ancora positivi, si hanno per: manifatturiere varie (+1,5%), gomma-plastica (+2,6%), meccanica (+3,5%), alimentari e carta-stampa (+4,6%). variazione nulla, in questo caso, per la siderurgia.

La quota del fatturato estero sul totale rimane elevata per le imprese industriali (39,8%) e resta poco rilevante e in diminuzione per le imprese artigiane (6,4%).

Un quadro straordinario

Un quadro tendenzialmente positivo che diventa straordinario soprattutto se si considera quanto siano impattanti per le imprese i cosiddetti ‘fattori esterni’; beni energetici, materie prime e componenti varie registrano nuovi record spingendo il dato sui prezzi verso l’alto: rispetto al III° trimestre 2021 i prezzi delle materie prime sono cresciuti mediamente del 57% per le imprese industriali e dell’82,5% per le artigiane. Si attenuano tuttavia le difficoltà di approvvigionamento e migliora anche la situazione delle scorte di magazzino e dei materiali per la produzione.

Nello specifico, i prezzi delle materie prime presentano una dinamica congiunturale in continuo rialzo per tutti i comparti, ma con un rallentamento nell’ultimo trimestre. Per l’industria, l’incremento si assesta ora al +9,8% congiunturale, dal +15,9% di inizio anno. L’artigianato mostra una dinamica simile passando dal +19,8% del primo trimestre all’attuale +15,2%.

I prezzi dei prodotti finiti seguono ancora da lontano l’incremento delle materie prime registrando un +6,1% per l’industria e un +8,1% per l’artigianato.
In questa logica si inseriscono gli strumenti messi in campo dall’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia: un pacchetto economico da 255 milioni per le imprese lombarde che si compone di diverse misure per sostenere investimenti sull’efficientamento energetico del processo produttivo e per supportare le aziende che in questo momento hanno bisogno di credito e liquidità.

C'è però un dato positivo. Si registra infatti un rientro delle scorte di magazzino verso livelli più che adeguati, con i segnali di scarsità ora in quota minoritaria. In questo trimestre, a fronte di una quota considerevole di imprese che giudica le scorte adeguate (63% per i prodotti finiti e 73% per le materie prime), si registrano saldi tra giudizi di esuberanza-scarsità positivi per le materie prime (+1,8%) e leggermente negativi per i prodotti finiti (-0,8%). In miglioramento anche le scorte per l’artigianato, anche se i segnali di scarsità delle materie prime sono ancora giudicate scarse, ma in linea con i dati storici del comparto.

Il futuro della manifattura lombarda rimane incerto

In un quadro ancora incerto lo scenario più probabile per il prossimo trimestre è di una contrazione congiunturale dei livelli produttivi che porterebbe ad una crescita media annua per il 2022 del +6,3%, ma a un tasso di crescita acquisito per il 2023 negativo pari al -0,3%.

Proprio pensando al prossimo futuro, il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio, tiene alta l’attenzione e sottolinea che

“se nel terzo trimestre il quadro per la produzione lombarda rimane positivo, assistiamo a un ulteriore indebolimento della crescita e ci avviciniamo pericolosamente a un possibile punto di svolta negativo; Infatti, il deterioramento del quadro economico porta gli imprenditori industriali a un cauto pessimismo per il prossimo trimestre, mentre per gli artigiani il rischio di una contrazione della produzione è ancora maggiore”.

Il dato sull'occupazione

Nonostante le preoccupazioni degli imprenditori, guardando con attenzione tutti i dati si trovano conferme rispetto alla tenuta del sistema e alla grande resistenza delle imprese lombarde. Molto interessante, ad esempio, sono i numeri relativi all’occupazione dell’industria che registra un saldo positivo (+0,3%). Rimane stabile ai minimi la quota di imprese che ha fatto ricorso alla CIG: la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione si attesta al 6,9% e le ore di CIG utilizzate si fermano all’1,1%. Un risultato importante ma meno positivo quello registrato per l’artigianato che, a fronte di un utilizzo della CIG ai minimi, registra un saldo occupazionale di poco sotto lo zero (-0,2%).

Fondamentale l'intervento europeo

Dopo oltre un anno dalla ‘pandemia energetica’, arrivata subito dopo quella sanitaria, le imprese lombarde si confermano straordinarie e forti riuscendo a resistere in una situazione complessa. È altresì evidente che le istituzioni continuano ad assumere un ruolo determinante per il sostegno che devono al sistema produttivo. Da qui il motivo dei continui allarmi che Regione Lombardia, con l’assessore Guidesi, e tutto il ‘sistema lombardo’ lanciano da ormai un anno alla Commissione Europea nella speranza di un pur tardivo ma essenziale intervento

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