Stazione di Bergamo: binari e vagoni terra di nessuno. Ora tutti hanno paura
Dopo il caso del ragazzo ferito a colpi di machete da una banda di coetanei, anche i sindacati chiedono un intervento deciso
di Paolo Aresi
Paura da parte dei ferrovieri che viaggiano sui treni, soprattutto nelle ore serali; paura delle donne che si sentono possibili prede di un branco e che spesso, fuori dall’edificio, non trovano nemmeno un taxi per andare a casa. Paura dei ragazzi che sanno di poter diventare obiettivo di una baby gang per il cellulare o per un orologio. Paura persino da parte degli emarginati, dei disperati che dormono sui treni, fra i binari, perché persino loro a volte sono vittima di violenze gratuite.
Nella nostra stazione ferroviaria e nei dintorni, la preoccupazione la si respira soprattutto verso sera, ma non soltanto. La si avverte negli sguardi, nei movimenti, nella fretta con cui ciascuno si muove.
Dice un operatore della Caritas: «La stazione è sempre stato un luogo di marginalità, come accade un po’ in tutte le città. Ma con delle differenze: una volta era soprattutto rifugio di poveracci senza casa, di tossici che tiravano a campare, di barboni che dormivano sui treni. Da qualche anno si sta sviluppando anche questo fenomeno assai più aggressivo e pericoloso nei confronti della gente che frequenta le autolinee o la stazione dei treni, il pericolo viene soprattutto da bande di ragazzini di origine nordafricana».
Giovani e violenti vandali
Bergamo non ha mai vissuto una situazione simile a questa. La violenza è di tipo teppistico, esprime un disagio sociale. Le bande di giovani colpiscono duramente: ha fatto scalpore l’episodio di pochi giorni fa, quando un ragazzo è stato rincorso da una baby gang nella stazione fin sul treno, picchiato davanti ai passeggeri terrorizzati e poi ferito con colpi di machete. Agghiacciante.
Sul tema è intervenuta finalmente anche un’organizzazione sindacale, la Filt Cgil di Bergamo, per difendere i lavoratori ma non soltanto.
Dice Marco Sala, segretario provinciale: «Sì, le cose stanno cambiando, le stazioni diventano sempre più una terra di nessuno dove le bande scorrazzano e i lavoratori avvertono forte preoccupazione, grande disagio. Gli episodi di violenza sui treni a carico del personale viaggiante si moltiplicano, i vagoni devastati non sono più una rarità. Non è più soltanto questione di disperati che dormono di notte nei treni, quelli, in fondo, non fanno male a nessuno».
«Servono più controlli»
Ma da dove vengono questi ragazzi? Chi sono? E la stazione, terra di nessuno, a chi appartiene? Dice ancora Marco Sala: «La stazione appartiene a Rfi, Rete ferroviaria italiana, e viene usata da più soggetti, compresi Trenitalia e Trenord. Lo scenario oggi è difficilissimo. È necessario aumentare il controllo, agire sull’aspetto della repressione, per forza».
«Chiaro che non può essere l’unica risposta - continua Sala - ma nell’emergenza bisogna agire in questo modo. E la soluzione non è dare il manganello o il taser al capotreno, no, noi ci opponiamo perché non è il mestiere del ferroviere. Bisogna fare in modo che gli organi di polizia facciano anche in stazione il loro lavoro di controllo e repressione. È una situazione che sta dilagando, anche sui pullman e persino in aeroporto si avvertono problemi di questo tipo».
Bande di ragazzini
La condizione peggiore sembra riguardi Treviglio, da dove partono “spedizioni punitive” nei confronti di treni e personale da parte di una banda di trenta-quaranta ragazzini. Ma almeno un’altra banda del genere esiste a Bergamo, e a sua volta si divide in altre “sotto bande”, cioè manipoli di quattro-cinque ragazzi che commettono furti, piccole rapine. (...)