10 frasi bergamasche alle Poste
Trascorrere qualche ora in un ufficio postale, specialmente nel giorno di riscossione delle pensioni, è una preziosa esperienza di vita. La lunga e involontaria permanenza stimola la conversazione, rinsalda i rapporti umani e consente di sperimentare sul campo l’efficacia di alcune espressioni in dialetto. Che riportiamo con lo spirito del reportage.
1) ‘Ndo i è töcc?
Sussurrata a bassa voce al vicino, è un’interrogazione causata dall’improvvisa e contemporanea sparizione di tutti gli operatori. La preoccupazione per la loro salute evidenzia il lato caritatevole del bergamasco. (Trad. Dove sono tutti?)
2) I pöderès dèrv ön óter sportèl
Manifestazione di saggezza popolare, è una riflessione suscitata dalla chiusura di uno o più sportelli, spesso curiosamente coincidente con il momento di maggiore affluenza del pubblico. (Trad. Potrebbero aprire un altro sportello!)
3) Al gh’à de fà töt lü?
Domanda che nasconde una sincera ammirazione per l’impegno dell’impiegato che, apparentemente da solo, svolge il lavoro di un intero ufficio. (Trad: Ha da fare tutto lui?)
4) Pöde mia stà ché töta la éta
Frase che, presa in se stessa, indica una semplice irritazione per l’attesa prolungata. Quando l’età media dei presenti è molto elevata, assume sfumature inquietanti. (Trad: Non posso star qui tutta la vita)
5) I völ fà la banca e i è mia bù de fà la pòsta
Constatazione serena sulla differenza tra immaginazione e realtà, applicata al mondo della posta. Spesso la frase è pronunciata con una certa rassegnazione, da persone che agitano nervosamente un estratto conto. (Trad: Non sanno fare la posta e vogliono fare la banca)
6) So ché a mé per la pensiù
Allegra dichiarazione che affratella sconosciuti, nel famoso giorno delle riscossioni. L’istintiva simpatia suscitata ha spesso dato vita a solide e durature amicizie. (Trad: Sono qui anch’io per la pensione)
7) ‘Ndo gh’ó de schisà?
Richiesta di informazione che denota una mancata o scarsa conoscenza della tecnologia. Si sente spesso dalle labbra di persone con espressione smarrita, di fronte alle macchine automatiche che dispensano i biglietti con il numero. (Trad: Dove devo schiacciare?)
8) Ma lèsel ol nömer?
L’utilissimo numero progressivo in realtà ha la facilità di lettura di un codice fiscale. Ma un’interpretazione errata può costare ore di attesa. Da qui la sommessa richiesta di aiuto. (Trad: Mi legge il numero?)
9) Dopo dò ure ó sbagliàt cùa
Espressione di massimo sconforto, cerca comprensione nell’umanità di un addetto che possa in qualche modo rimediare a un errore fatale. Raramente si verifica un esito positivo. (Trad: Dopo due ore ho sbagliato coda)
10) Quàce café i biv?
Improvvisa curiosità statistica che nasce nel momento in cui, per motivi ignoti, si rarefanno le presenze degli impiegati agli sportelli. Naturalmente la causa non è quella enunciata, con una certa malignità, dagli utenti. (Trad: Quanti caffè bevono?)