Tumore al seno: dodici bergamasche celebrano, su un calendario, la bellezza nel dolore
L'iniziativa del periodico Araberara. Modelle dei dodici mesi, donne che stanno combattendo contro la malattia. Il ricavato per i bimbi ricoverati in oncologia
Un calendario. Dove le protagoniste sono la bellezza che sboccia dal dolore e il dolore che si fa bellezza. Sono loro. Dodici donne della nostra provincia, delle nostre valli che stanno combattendo con un tumore al seno, mostrano le loro ferite e i loro sorrisi, il loro sguardo e il loro corpo. E dietro si vede l’anima, si vede il cuore, che batte, pulsa, diventa meraviglia.
Sette anni fa un calendario simile lo aveva pensato e ideato Patrick Rinaldi, vulcanico assessore ai servizi sociali a Costa Volpino, dodici donne malate che si erano fatte fotografare sotto effetto chemio. Sette anni dopo, Araberara ripropone un calendario un po’ diverso da allora, per ogni volto o corpo di donna una poesia vicino al nome, nient’altro. E non solo donne sotto chemio ma anche donne che mostrano solo il seno tagliato o uno sguardo che cerca ancora orizzonti. Il loro racconto è negli occhi e nell’orgoglio di essere donne nonostante le ferite.
Gennaio Ornella, Costa Volpino; febbraio Monica, Cazzano Sant’Andrea; marzo Valeria, Fino del Monte; aprile Justyna, Legnano; maggio Luisella, Costa Volpino; giugno, Claudia, Sovere; luglio Miriam, Pisogne; agosto Renata, Schilpario; settembre Grazia, Castione della Presolana; ottobre Serena, Gandino; novembre Katia, Spinone al lago; dicembre Orietta, Albino.
Spiegano i giornalisti di Araberara: «#CCW è un acronimo (sta per Calendar cancer woman), che gli acronimi vanno di moda, ad andare meno di moda forse sono le donne che hanno sofferto, ma è un errore, perché le donne che hanno sofferto e soffrono hanno dentro una bellezza che sa di nuovo sbocciare, diventa bellezza dentro e fuori».
«Il calendario è frutto di intense mattine, volti, sguardi, seno, sorrisi, trucco, qualche lacrima, sorrisi, caffè, torta, trucco, racconti. Non ne conoscevamo molte di queste donne (...)