La rissa in Parlamento

Sarebbe la Camera dei deputati (sembrava un match a Las Vegas)

Sarebbe la Camera dei deputati (sembrava un match a Las Vegas)
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Sarebbe la Camera dei Deputati della Repubblica italiana, ma ormai ricorda sempre più la leggendaria MGM Grand Garden Arena di Las Vegas, uno dei più celebri palazzetti di boxe del mondo. Dai lati opposti del ring romano non ci saranno Tyson e Holyfield, però bisogna ammettere che i deputati di Pd e Sel se la sanno cavare davvero niente male, sia di gancio che di montante. Per non parlare dell’appassionato tifo dei parlamentari M5S, in grado di vociare e schiamazzare anche più rumorosamente dei 17 mila che urlarono allo scandalo quando “Iron Mike” staccò l’orecchio del povero Holyfield con un sol morso. E infine un Presidente dell’Aula che appare più una sorta di arbitro, preso fra due fuochi nell’affannato e compassionevole tentativo di riportare un clima quantomeno di civiltà. E invece niente, quella che doveva essere una normale seduta parlamentare per discutere della riforma costituzionale che da mesi il Governo Renzi porta avanti, tenutasi nella notte fra il 12 e il 13 febbraio, si è tramutata in uno squallido bercio di insulti, anche davvero poco rispettosi, e a tratti in vere e proprie colluttazioni.

La cronistoria della vicenda. Il tutto ha origine nella giornata di mercoledì 11 febbraio, quando il Pd ha fatto richiesta per una cosiddetta “seduta fiume”, ovvero un’assemblea no stop rispetto ad un determinato tema, in questo caso la riforma costituzionale relativa alla riorganizzazione generale del Senato. La proposta non ha incontrato particolare favore nelle altre forze politiche, ma si è comunque deciso di proseguire in tal senso. Ecco il motivo dell’adunata.

 

 

E dire che gli inizi sembravano essere incoraggianti: probabilmente per la prima volta dall’inizio della legislatura, il gruppo grillino si era reso disponibile a scendere a patti con le altre forze presenti in Parlamento. Nello specifico: appoggio da parte dei pentastellati a patto che l’articolo 15 del ddl (quello riguardante i referendum) venisse momentaneamente accantonato per poi occuparsene in sede di approvazione definitiva della riforma, a marzo. L’intento del M5S era quello di far passare una mozione che abolisse i quorum necessari affinché un referendum possa considerarsi valido. Al di là dell’assurdità della proposta (rispetto alla quale non c’è l’appoggio da parte di nessuno, in Parlamento), il capogruppo alla Camera del Pd Roberto Speranza ha, con un intervento, stroncato sul nascere qualsiasi ipotesi di accordo sul tema, definendolo un “ricatto” al Parlamento.

Al che, la reazione grillina non si è fatta attendere: i deputati del M5S hanno messo in scena una protesta, consistente nel ripetuto sbattere sul banco il testo della riforma al ritmo del coro “onestà, onestà”, che non ha più reso possibile il naturale svolgimento dei lavori, data l’impossibilità per chiunque altro di poter parlare nel mezzo di tanto trambusto. La presidente Boldrini e il vicario Giachetti si sono trovati costretti ad interrompere più volte l’assemblea affinché diversi deputati grillini venissero espulsi dall’aula, il tutto condito da urla e insulti, fra i quali quello di Giachetti che ha accusato il M5S di agire secondo modalità fasciste.

 

 

Fallito il tentativo di riportare l’ordine in Aula, si è comunque tentato di procedere con la discussione, e la parola è passata ad Arturo Scotto, di Sel, il quale, dopo aver ironizzato sul comportamento dei deputati grillini, ha lanciato un attacco anche al Partito democratico, complimentandosi, ironicamente, per il “capolavoro combinato”. L’accenno non è chiaro, potrebbe riguardare la specifica riforma costituzionale, la gestione di questa “seduta fiume”, oppure ancora l’azione politica del Pd in generale di queste settimana. Fatto sta che è scattata la più caotica delle bagarre. Deputati del Pd e di Sel si sono scagliati gli uni contro gli altri con il preciso intento di mettersi vicendevolmente le mani addosso, urla e improperi davvero poco consoni sono corsi da tutte le parti, parlamentari camminavano sui banchi di Montecitorio per lanciarsi chissà dove: insomma, imbarazzante.

 

 

Il bilancio finale parla di due deputati di Sel, Gianni Melilla e Donatella Duranti, costretti a recarsi presso l’infermeria di Montecitorio, di un nulla di fatto da un punto di vista del cammino della riforma, e di tanta, tanta vergogna. Oggi è prevista la ripresa dei lavori, ma solo dopo l’indetta riunione di tutti i gruppi della Camera, fortemente voluta da varie parti. Nel pomeriggio, al via il secondo round.

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